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Passa questo strumento innovativo come fosse un bisogno vitale, primario, nella dominazione tecnologica dove compiamo un’azione abituale senza darci troppo peso, in maniera meccanica, automa. Ciò che induce a chiederci criticamente, nell’uso e abuso dei social che creano delle realtà parallele, effimere, siamo noi che controlliamo, oppure sono loro che controllano noi? Porta l’assuefazione derivante, alla mistificazione, alcuni perdono il senso del reale, creandosi una seconda identità (virtuale) e di conseguenza quel che postiamo è lontano dal nostro modo di essere, divenendo il social astrattismo puro. Nulla di concreto nella condivisione che possa eguagliare il confrontarsi di presenza, non c’è tono, enfasi, nessun rapporto umano. Per quanto riguarda le parole (scritte) che parlano in nostra vece, ha portato alla trasformazione del linguaggio che diviene quello della rete.

Salvatore Cucinotta