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E’ un’autentica odissea sanitaria quella vissuta da un anziano licatese e dai suoi familiari all’ospedale San Giacomo d’Altopasso. Un intervento chirurgico di Ortopedia è stato programmato e successivamente spostato per mancanza di anestesisti. E pertanto nonostante l’equipe medica guidata dal dottore Alberto Rapisarda fosse pronta ad intervenire, la mancanza di personale anestesista ha impedito che ciò accadesse. Abbiamo più volte sottolineato come la carenza di anestesisti sia una delle lacune più grandi all’interno del presidio ospedaliero licatese, ma stavolta è stato passato il segno. L’impressione è che la struttura sanitaria stia rimanendo davvero solo un involucro vuoto. Un familiare dello sfortunato anziano ha voluto raccontare quanto accaduto al San Giacomo d’Altopasso. “Dopo il passaggio obbligato del pronto soccorso, mio padre viene ricoverato in Ortopedia, mercoledì mattina il dottore Rapisarda ci fa sapere di essere pronto ad operare, ma che purtroppo è solo e con tutta la buona volontà non riesce – ci spiega il familiare – passiamo a giovedì, a mio papà vengono fatti gli accertamenti di rito pre-operatorio, finalmente alle 12,45 viene portato in sala operatoria. Ebbene dopo un’ora e mezza di attesa, l’anestesista mi dice che è stato chiamato d’urgenza in pronto soccorso e deve scappare (un solo anestesista in servizio). E quindi dopo un’ora e mezza di attesa ci viene comunicato che l’intervento, pur essendoci la buona volontà del primario e dell’aiuto, non è possibile effettuarlo perché manca l’anestesista, che è rimasto al Pronto Soccorso per gestire l’urgenza. E’ possibile che come cittadini dobbiamo continuare a subire queste mortificazioni che ci privano dei nostri diritti di malati?”. Il familiare dello sfortunato paziente del San Giacomo d’Altopasso chiama quindi in causa la politica. “Mi rivolgo ai signori politici che possono e devono fare in modo che queste situazioni vengano risolte, che senso ha cercare di essere curati in questo modo? C’è una carenza di personale spaventosa, chi è in servizio effettivamente lo dobbiamo considerare un eroe, sempre sotto pressione, sottolineando che il personale in servizio è disponibilissimo. Questo – conclude – è semplicemente lo sfogo di un cittadino che vorrebbe vedere il proprio ospedale efficiente e che possa sodisfare le esigenze di che ne ha bisogno (tutti) , è lo sfogo di un figlio che stravede per suo papà e che non vorrebbe vederlo soffrire”.