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conferenza a palazzo di Città (1)Angelo Graci è in campagna elettorale. Si ricandida alla guida della città. Chi lo esclude, non capisce un tubo di politica. Anche nei momenti più difficili della sua amministrazione, interiormente mai è stato sfiorato dall’idea di lasciare ad altri il governo di Licata. Crede di avere molte cose da dimostrare ai propri concittadini. Molte cose da rimuovere. Tutto quello che le necessità economiche dei tempi attuali – i tagli del finanziamento agli enti locali decisi dai governi nazionali e regionali, il conseguente aumento delle imposte comunali – non gli hanno permesso di dimostrare. Soprattutto non vuole abbandonare la scena politica senza aver lasciato altra traccia del suo passaggio che non sia appunto quella dei sacrifici imposti e dell’impopolarità avutane. Essere ricordato come il sindaco delle tasse, dei rifiuti non raccolti per quasi un mese non piace a lui e non piacerebbe a nessun altro amministratore. Anche se non ha mai dato l’impressione di tenerci, il giudizio della storia conta per il sindaco. E forse ora, negli ultimi mesi del suo mandato, riflettendo sui cinque anni trascorsi a Palazzo di Città, e ripensandoli con la giusta attenzione, Graci ritiene che qualche buon risultato, almeno uno, un sindaco deve pur lasciarlo. Ci riproverà, dunque, a correre come primo cittadino alle (ormai imminenti) nuove elezioni. Per fare quanto non gli è riuscito in questi anni. Ma c’è un problema. Più di uno, per la verità. Il rapporto con l’elettorato è compromesso da tempo. Dell’assenza del consiglio comunale non si è mai preoccupato, dimostrando – insieme ai suoi assessori – scarsissima sensibilità democratica. Inoltre: la capacità di comunicazione, di messaggio ai cittadini per giustificare provvedimenti amministrativi, dolorosi in questo momento storico di povertà e di necessario rigore, gli è sempre mancata. Una lacuna che nemmeno i suoi collaboratori hanno saputo colmare. Altro suo errore è stato quello di rifiutare il dialogo con i cittadini. E segnatamente con i rappresentanti delle categorie economiche. C’era il destino della città in gioco. E invece di non farsi trovare tutte le volte che gli è stato chiesto un incontro, avrebbe dovuto sfruttarlo politicamente. Invece di dire questo è strumentalizzato da quello. Dal concorrente trombato. Invece di pensare che dietro chi protestava c’era il solito politico che voleva creare caos e mettere in cattiva luce l’Amministrazione comunale. Alla fine, caro Sindaco, di strumentale si nota una sola cosa: il tuo annuncio della riduzione dell’Imu per il 2013, anno guarda caso elettorale. A molti licatesi è giustamente parsa incomprensibile, se appena un mese prima la tassa immobiliare, come tutte le altre, è stata portata alle stelle. Il dubbio quindi che possa trattarsi di una tua trovata demagogica non è affatto infondato. Ma possiamo pur sempre sbagliarci.

Gaetano Cellura