L’assessore agli enti locali Patrizia Valenti come fa a dire che i “rapporti con il presidente Crocetta sono ottimi”? La data delle elezioni amministrative è stata cambiata durante una riunione di giunta a cui – lei, assessore al ramo – non aveva partecipato e non sente il bisogno, se non di dimettersi, almeno di risentirsi? “In giunta si discute – dice. – Non c’è nulla di strano: si è trattato di una decisione collegiale”. Ma, tradotte, le sue parole significano: una decisione presa tutt’insieme. O meglio, presa solo da Crocetta mentre lei non c’era e dopo che, proprio lei e il Presidente, avevano deciso che in Sicilia si sarebbe votato il 26 e il 27 di maggio, come nel resto d’Italia. Evidentemente l’assessore Valenti non conosce ancora bene Rosario Crocetta. Non sa dei suoi frequenti cambiamenti (diciamo così) d’umore. L’anticipo del voto amministrativo al 21 aprile ha provocato un pasticcio. Perché, conti alla mano, è uno dei giorni in cui potrebbe cadere l’approvazione del bilancio regionale. Ora, come si può anticipare il voto in Sicilia senza calcolare i tempi per l’approvazione dei documenti finanziari? Dov’era l’assessore all’economia Bianchi quando la giunta (e cioè Crocetta da solo, crediamo) ha preso una decisione che – parole dell’assessore Valenti – potrebbe creare “un corto circuito dannoso”? Tutto adesso potrebbe essere riconsiderato e tornare così alla data originaria. Della decisione di far votare, ad aprile o a maggio, anche per le amministrazioni provinciali abbiamo accennato ieri. È sbagliata e improvvida. In tutt’Italia le province sono commissariate in attesa della loro soppressione o di una riduzione, imposte dai tagli alla spesa pubblica in tempi di crisi e di rigore finanziario. Ma la Sicilia è regione autonoma. Tanto autonoma, grazie alle spinte separatiste degli anni Quaranta, che il commento di Einaudi fu: “Hanno avuto più che l’indipendenza”. Ma l’Autonomia, signor nuovo governatore della regione, non può essere sempre convenienza. Soprattutto convenienza elettorale: per favorire liste politiche proprie, come Il Megafono, cui il voto amministrativo anticipato, e a strettissima distanza dalle elezioni nazionali, reca sicuri vantaggi. L’ Autonomia ha ridotto l’Isola sul lastrico. E non c’è più tempo per giustificarne i disastri storici. Meglio Crocetta dei suoi predecessori, senza dubbio. Ma se il nuovo governatore vuole imprimere una vera svolta deve evitare errori da dilettante come quello della nuova data delle elezioni amministrative. E soprattutto eliminare o ridurre in modo drastico le province. Se lo facesse, dalla Sicilia – altro che voto per l’elezione di nuovo e inutile personale politico – verrebbe, una volta tanto, un segnale di spending review per tutto il paese. Volendo, c’è ancora il tempo di rimediare. Se non si vota più il 21 aprile, infatti, il 6 di marzo si può benissimo discutere della riforma delle province. È (o era) quella la data stabilita per farlo.
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