L’ex assessore Domenico Tuttolomondo ha fatto chiarezza sul quadro dei controlli sugli Enti Locali.
Il nuovo modello di azione amministrativa comporta una gestione democratica del potere, improntata su obiettivi di economicità, efficienza ed efficacia.
Il Decreto Legislativo n. 33 del 14 marzo 2013, ha introdotto il principio generale di trasparenza inteso: “come accessibilità totale dei dati e documenti detenuti dalle pubbliche amministrazioni, allo scopo di tutelare i diritti dei cittadini, promuovere la partecipazione degli interessati all’attività amministrativa e favorire forme diffuse di controllo sul perseguimento delle funzioni istituzionali e sull’indirizzo delle risorse pubbliche”.
Quindi, l’informazione un diritto dei cittadini, la trasparenza un dovere morale oltre che una norma di legge.
In questo quadro di regole, la concezione troppo estensiva delle funzioni di controllo – introdotto dal Decreto Legislativo n. 150/2009 – che gli organi preposti esercitano sugli atti degli Enti Locali, imbavagliano e a tratti paralizzano l’attività amministrativa.
I controlli distolgono l’attenzione dei funzionari e dei dirigenti pubblici – che dovrebbero controllare – dal risultato e la focalizzano sul rispetto della procedura e troppe volte diventano un intralcio per raggiungere il risultato.
La legge prevede numerose figure preposte al controllo, e il rischio di sovrapposizioni esiste, specialmente se si considera che alle verifiche interne di regolarità amministrativa e contabile, di gestione, di valutazione del personale, e infine strategiche, si aggiungono quelli esterne sugli atti, sugli organi e sull’attività.
I controlli eccessivi, spesso non collegati tra loro, producono danni collaterali, irrigidendo, nel tempo le decisioni ed il risultato.
Necessita ricordare che le pubbliche amministrazioni non sono aziende, non producono beni o servizi e neanche dividendi, ma gestiscono funzioni e servizi spesso anche diseconomici, pertanto è indispensabile progettare un sistema di controllo semplice ed efficace che guarda più ai risultati che alle procedure, con l’ambizione di garantire benefici ai cittadini amministrati. Inefficienza e burocratizzazione generano conflittualità all’interno degli Enti, i controlli sono troppi e giocoforza s’intrecciano a vicenda.
Gli Enti Locali, infatti, dedicano la maggior parte del tempo ad assecondare prescrizioni, anche con il rischio di sanzioni, trascurando la ragione della loro esistenza: il servizio alla collettività.
La pandemia ed il ricorso al lavoro agile (c. d. smart working) hanno dimostrato che la questione non è come valutare, ma cosa valutare e cioè con quali mezzi gli atti gestionali assegnati ai pubblici dipendenti debbano essere svolti e in che tempi.
Non è più un’amministrazione per atti, ma per risultati e quindi bisogna procedere alla valutazione dell’attività gestionale nel suo complesso.
L’esperienza dimostra che il controllo degli atti non ha impedito che, sotto la regolarità formale dell’atto, si nascondano meccanismi di corruzione e di illegalità.
Nel 2011 la Banca Mondiale (Howto Reform Business Imspections) l’aveva già scritto a chiare lettere: “Troppi controlli svuotano la stessa funzione di controllo, troppe competenze determinano il trionfo dell’incompetenza”.
Domenico Tuttolomondo
Consigliere comunale-capo gruppo, già segretario comunale generale.