Il Licata è a tre punti dal secondo posto. Già detta così potrebbe suonare come un risultato notevole. Ma che diventa straordinario se si pensa all’inizio di stagione e al materiale umano a disposizione. Diciamocelo francamente, non è la rosa più competitiva e profonda nella storia del Licata. Anche in quella recentissima a guida Enrico Massimino. I grandi dell’anno passato (senza Candiano e Caccetta), e poi un nugolo di ragazzini con l’aggiunta di Rotulo, Vitolo e Valenti. Ma nonostante questo il livello di performances e di prestazioni non è sceso. Non ci sono top player ma c’è un unico, fondamentale filo conduttore: il gioco e le idee di mister Pippo Romano.
La squadra sa cosa fare in campo e sa decifrare tutte le fasi del gioco, sia in fase attiva che in fase passiva. Pippo Romano è – a mio modesto parere – l’allenatore più bravo per la categoria a lavorare sul campo con quello che ha a disposizione. Ciò che si prova in settimana, lo si ritrova poi in campo la domenica. Senza snaturarsi quando si va fuori. E allora torna di moda l’antico dilemma: meglio avere in rosa i top player che ti risolvono le partite anche nelle giornate no o è meglio lasciarsi guidare dal gioco e avere sempre una chiara identità sul campo? Noi, decisamente, optiamo per la seconda. Le cose nel calcio possono cambiare da una settimana all’altra, ma questo Licata ha fondamenta solide.
Il Licata sta (finalmente) programmando: la lungimiranza del patron Enrico Massimino ha permesso di puntare anche sui giovani (Saito e Pino ne sono gli esempi più belli e luminosi), la competenza del ds Giovanni Martello ha permesso di coniugare sostenibilità finanziaria e competitività della rosa. L’avvio dei lavori di ammodernamento allo stadio Dino Liotta darà quell’entusiasmo ulteriore per alzare finalmente quell’asticella sebbene in una condizione cittadina che da qui a Giugno 2023 non lascia presagire nessuna prospettiva di sviluppo.
GIUSEPPE CELLURA