Con il voto unanime dei 19 presenti, il Consiglio comunale ha approvato una mozione con la quale invita “il Commissario Straordinario del Comune di Licata a chiedere la convocazione in urgenza di apposita assemblea dei soci del Consorzio Tre Sorgenti, previo invito rivolto agli altri soci, per rivedere la posizione nella deliberazione del 27 dicembre per revocarla in autotutela in ossequio alle normative vigenti in materia”. Il civico consesso ha espresso “il proprio disappunto, in quanto si ritiene che un atto politico che ha, o può avere, gravi ripercussioni sulle tasche dei cittadini, non andava deciso esclusivamente dal Commissario Straordinario in quanto tale e non espressione della volontà popolare, ma andava sicuramente discusso e deciso preventivamente con il Consiglio Comunale, organo politico, questo sì, espressione del voto popolare”.
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Il Consiglio comunale è dell’avviso che è necessaria un’attenta riflessione sul futuro e sulla convenienza o meno del mantenimento in vita del Consorzio Tre Sorgenti dal quale, è bene dirlo, il Comune di Licata non trae alcun beneficio, la consegna delle reti idriche di proprietà del consorzio non andava fatta in maniera precipitosa, ma bisognava analizzare prima tutta una serie di questioni che direttamente o indirettamente possono impegnare il comune di Licata sia da un punto di vista economico sia di garanzia dei livelli occupazionali dell’organico in atto dipendente del consorzio Tre Sorgenti. “La consegna delle reti deliberata sic et simpliciter senza prevedere delle garanzie sia per il personale, sia per i rapporti di credito esistente tra consorzio tre sorgenti e Girgenti acque, sia senza accertare l’eventuale appropriazione di acqua dalle condotte da soggetti che non ne avevano diritto – si legge nel documento – di fatto determina lo scioglimento del consorzio e pertanto di tutti i debiti ne risponderanno tutti i comuni senza nessuna possibilità di negoziare con nessuno – e come arrendersi al nemico senza condizioni e consegnando le armi per poi richiedere una pace a condizione. Disarmati non si contratta, ci si arrende e basta”.
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