“Colpire le mafie e le organizzazioni criminali nel cuore dei loro interessi finanziari – che quotidianamente “inquinano” l’economia globale attraverso i proventi delle attività illecite (narcotraffico, corruzione, frodi, truffe, scommesse illegali e tratta degli esseri umani) per essere reinvestiti all’interno del circuito economico legale – è la vera sfida europea che occorre contrastare ravvicinando le legislazioni fra gli Stati membri, rafforzando la cooperazione giudiziaria e di polizia con strumenti più efficaci di repressione e pene più severe e facilitando la confisca “preventiva” del patrimonio acquisito illecitamente e la relativa fruizione per usi sociali”. Lo ha affermato l’On. Salvatore Iacolino, Relatore permanente della Commissione speciale per la lotta contro la criminalità organizzata del Parlamento europeo intervenendo nell’ambito delle attività della medesima Commissione CRIM alla Conferenza svoltasi a Bruxelles dal titolo la “Cooperazione nella lotta contro il riciclaggio di denaro e confisca”.“La facilità da parte della criminalità organizzata di riciclare denaro sporco sfruttando le carenti legislazioni degli Stati membri e la scarsa collaborazione di taluni di essi, – continua Iacolino – richiede l’adozione di norme comuni – attraverso la previsione di norme specifiche sul cosiddetto autoriciclaggio (il riutilizzo in attività lecita di proventi illeciti da parte dello stesso autore di reato) – per garantire una maggiore trasparenza che consentirebbe di rafforzare la tracciabilità delle operazioni finanziarie sospette, l’obbligo della relativa segnalazione e di seguire efficacemente la pista del denaro con il concorso responsabile delle banche, anche nei c.d. paradisi fiscali”. Al contempo, revisionare la direttiva sul riciclaggio – conclude Iacolino – garantirà un nuovo quadro normativo sanzionatorio europeo con standard giuridici comuni ed un sistema di controlli più severo con la possibilità di disporre il congelamento nei conti correnti delle somme di illecita provenienza quando il ritardo il ritardo nell’intervento può determinare l’insuccesso dell’operazione giudiziaria o di polizia”.
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