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di Gaetano Cellura Quattro candidati bastano, secondo me. E possono essere anche troppi se continuano a non parlare di quale città hanno in testa. Obiezione: è ancora presto. Sono scesi in campo autonomamente o sono stati indicati dai partiti da poco. Diamogli il tempo di scrivere il programma, di fare le liste dei sostenitori sulle quali tutta l’attenzione è oggi concentrata: un po’ di pazienza e fra venti giorni, un mese al massimo conosceremo anche come intendono affrontare i problemi di Licata. Una miriade di problemi.

Obiezione respinta: perché nel modo opposto si dovrebbe procedere. Esporre il programma e sul programma aggregare liste, candidati, forze politiche e consensi. La credibilità di un programma elettorale, la sua concretezza fin dal principio fa vincere la città. Tutto il resto invece fa vincere, come è stato finora, a parte qualche rarissima eccezione, un progetto di potere. Che non sempre collima con l’interesse generale. Invertire questa tendenza, da sempre dominante – e non solo a Licata per la verità – dovrebbe essere il primo segnale innovativo della già iniziata, e zoppicante, campagna elettorale. Cosa abbiamo visto e sentito infatti?

Per ora nulla. Nulla di diverso dal passato. La solita corsa a ingrossare le liste, ad averle sulla carta più forti degli avversari. E il silenzio dei candidati, sia alla carica di primo cittadino che al consiglio comunale. Non è difficile immaginare cosa vi sia dietro questo silenzio. Non la prudenza o la consapevolezza del compito improbo che attende gli eletti, fra qualche mese e per cinque anni. Semplicemente – io credo – la superficiale conoscenza dei dossier più scottanti. Dai conti del comune, in pieno dissesto, al decoro urbano quotidianamente ferito dai cumuli di spazzatura nelle strade; dall’impoverimento numerico e qualitativo della burocrazia comunale al nuovo ruolo della città, e finora marginale, per non dire totalmente assente, nei rapporti con gli altri comuni dell’Ati sulla questione aperta del ritorno all’acqua pubblica nella provincia di Agrigento.

Un esempio banale. L’organico dei vigili urbani pare sia ridotto ai minimi termini. E noi assistiamo tutti i giorni alla presenza di auto in divieto di sosta lungo tutto il corso Umberto. Se questo succede è anche perché non ci sono vigili a sufficienza per intervenire prontamente, sanzionare i trasgressori. Attendiamo di conoscere come il nuovo sindaco intende ovviare a questo problema, prive come sono le casse comunali persino delle risorse finanziarie per soddisfare le continue richieste di pagamento degli emolumenti straordinari arretrati.

Ma è solo uno di tanti altri esempi che si potrebbero fare, delle tante altre domande che si potrebbero porre in riguardo a un territorio giunto al punto estremo della disamministrazione. Il contratto con la ditta esterna che gestisce la differenziata e la pulizia della città scade nel 2024, se non ricordo male. Con quali strumenti il nuovo sindaco, per porne un’altra di domanda, nel frattempo interverrà affinché non ci sia più immondizia sparsa per la città?

Benché si possa avere, i candidati alla prossima amministrazione possano avere, una conoscenza al momento superficiale dei dossier più urgenti, i problemi di Licata tuttavia sono talmente alla vista che non vale neppure l’aforisma hegeliano “solo il noto è sconosciuto”. Sarebbe un modo di ingannare se stessi. E gli elettori ancora una volta.