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A seguito della Conferenza stampa di ieri al Palazzo di Città, i Carmelitani hanno redatto il Comunicato informativo che riportiamo integralmente.

Nella giornata di ieri, sabato 6 marzo, l’Amministrazione comunale di Licata ha indetto una conferenza stampa nella quale ha reso pubblica la sua posizione a riguardo della proprietà dell’urna e delle reliquie di Sant’Angelo carmelitano martire, patrono della Città. Ciò che è stato espresso dagli esperti convocati costituisce una rispettabile opinione che va valutata dal punto di vista storico-giuridico, ma che non può, al momento, trovare la nostra convinta accettazione. Intendiamo approfondire la questione con esperti a livello nazionale.
Ciò che ci rammarica maggiormente è l’espressione di giudizi sull’onda emotiva che rischiano di fomentare un preteso sdegno mediatico su quanto operato dai Carmelitani in questo primo anno della loro presenza, a Giubileo inoltrato e necessariamente limitato a causa della pandemia. L’Amministrazione comunale ha parlato di “offesa alla Città” per il mancato suo coinvolgimento durante il restauro dell’urna e nella ricognizione delle reliquie. Ha rimarcato il suo ruolo e lo spirito di servizio che la anima. Quest’ultimo aspetto è stato messo in contrapposizione con il presunto mancato spirito di servizio dei Carmelitani, indicati come preoccupati solo di occupare e gestire posti di potere.
È doveroso per me, a nome dell’Ordine carmelitano, precisare quanto segue:
1. Il Giubileo è stato proposto dai Carmelitani unitamente a laici licatesi che vivono e lavorano fuori della loro Città. Fin dall’inizio noi Carmelitani abbiamo cercato in tutto e per tutto di programmare ed organizzare gli eventi in corresponsabilità con l’Amministrazione comunale, le realtà ecclesiali ed altri soggetti della Società civile, nonostante tensioni e divisioni che abbiamo sempre più constatato. Dall’11 febbraio 2019 al gennaio 2020 ci sono stati svariati contatti ed incontri, per prendere in considerazione iniziative e studiare la ricaduta sull’ordine pubblico, l’accoglienza e i servizi da offrire ai pellegrini che erano attesi da tutto il mondo. Progressivamente noi Carmelitani abbiamo sentito un raffreddamento dei contatti e il ritiro della disponibilità. Ciò non ci è sembrato soltanto dovuto alle limitazioni imposte dal pericolo sanitario, ma soprattutto da un arroccarsi dell’Amministrazione, a sua volta mutata nei componenti e negli interlocutori nei nostri confronti. Almeno non vorremmo essere incolpati dei disagi che questa situazione di crisi politico-economica-amministrativa ha comportato. Per quanto riguarda inviti personali per prendere parte allo specifico momento della ricognizione, ci si è attenuti ai protocolli canonici che chiedono di coinvolgere soltanto persone non legate ad associazioni ideologiche.
2. La ricognizione delle reliquie e il restauro dell’Urna, finanziati da una raccolta aperta a tutta la Cittadinanza, sono stati autorizzati dalle legittime autorità competenti, realizzati da esperti riconosciuti tali a livello nazionale ed internazionale. L’Urna splendente e, soprattutto, le ossa trattate e consolidate di Sant’Angelo sono visibili nella Cappella nel Santuario. I nostri occhi vedono ciò che nessuno ha mai visto in 397 anni. Questo è un fatto, non un’opinione.
Ora attendiamo la pubblicazione dello studio scientifico su quanto ritrovato durante la ricognizione.
3. Sant’Angelo non è solo folklore e meno che mai superstizione. Sant’Angelo è un martire della fede. Sant’Angelo deve essere libero di parlare alla Licata e al mondo di oggi. La donazione di piccole reliquie alle chiese che le chiedono per uso liturgico, come si usa dai primi secoli della Chiesa, è rispondere alla devozione, ma soprattutto divulgare il messaggio di fede, di carità e di riconciliazione. Ciò che Angelo è stato, ciò che ha testimoniato a prezzo della sua vita è estremamente significativo e necessario in una società come quella odierna, segnata dalla contrapposizione e dal conflitto a tutti i livelli, non priva di manifestazioni violente (magari dimenticate alla svelta), una società ferita da un disagio che occorre sapere leggere e sanare con la corresponsabilità di tutti. Sant’Angelo è un “bene comune”, per credenti e non credenti: il suo messaggio di giustizia, di attenzione agli ultimi, di compassione, di condivisione, di perdono non può essere offuscato da questioni di precedenza o di possesso.
All’Amministrazione comunale chiediamo, con il dovuto rispetto, di creare occasioni di dialogo e di unità tra tutti, di non offrire spunti ad una irrazionale irritazione di massa, di valutare correttamente il nostro impegno come Frati permettendoci di collaborare coi fatti nel servire questo popolo che stimiamo ed amiamo.
p. Roberto Toni, O.Carm. Priore provinciale