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Dalla guerra fredda avremmo ancora tanto da imparare. Ma ne abbiamo, con una certa fretta, archiviata la memoria e soprattutto la sapienza. Forse il peccato maggiore commesso dall’Occidente è stato quello di averne vista la fine come una sua inconfutabile e definitiva vittoria. Peccato di hybris che ci ha fatto perdere il senso della prudenza e del realismo politico. Di fronte avevamo sì un modello economico fallito ma pur sempre una superpotenza dotata di un notevole arsenale nucleare. Gli accordi stipulati dall’Occidente con la Russia si basarono allora su un gentleman’s agreement secondo il quale la Nato s’impegnava a non annettere i paesi dell’ex Patto di Varsavia e soprattutto a non istallarvi le proprie basi militari. Accordo formale e sulla parola data che la Nato non si sognò certo di rispettare.

Direte: prendere così da lontano la crisi di oggi, la guerra di oggi tra la Russia e l’Ucraina ha ancora un senso? Possiamo ancora fare riferimento alle categorie della guerra fredda di fronte all’attuale spietata aggressione dei russi, ai morti civili (più di duemila), alle devastazioni causate dai bombardamenti, agli spari sul cessate il fuoco e sui corridoi umanitari, alla mancata (per un pelo) distruzione di una centrale nucleare?

La risposta è sì. E sapete perché? Perché un altro accordo tra l’Occidente e la Russia per scongiurare la guerra –  accordo segreto e formale, proprio come quello di cui sopra, seguito alla dissoluzione dell’Unione Sovietica – è stato tentato nell’autunno scorso: e prevedeva la neutralità dell’Ucraina. A Putin non è convenuto perché anche questo nuovo accordo si basava sulla parola data. E secondo più di un esperto di simili questioni, Putin aveva più d’un motivo per non fidarsi visto il lontano precedente.

Naturalmente c’è dell’altro nella spinosa questione dell’Ucraina e nella follia di questa guerra. Che doveva durare poco e di cui invece non si intravede la fine. Si intravedono semmai – e si temono – gli sviluppi più pericolosi. Ora che la deterrenza nucleare, stando almeno all’uso spericolato delle parole che ascoltiamo, non sembra essere più un tabù. Ebbene, proprio per questo le categorie della guerra fredda ancora ci servono. La dissuasione atomica ne era la principale. Ma anche accordi come quelli di Helsinki, firmati nel 1975, ci sarebbero utili. Non possiamo elencarne tutti i dieci punti. Ma due sì. E fondamentali. L’inviolabilità delle frontiere, e soprattutto la risoluzione pacifica delle controversie. E cioè quanto più non riusciamo a fare.

Gaetano Cellura