Opinioni di un clown racconta la storia di Hans Schnier, del suo fallimento professionale. Hans è l’opposto di Beppe Grillo, uomo gratificato dal lavoro. Uomo che poteva starsene, come ripeteva sempre nei comizi, tranquillamente a casa propria: a godersi il frutto del suo successo invece di sentire il bisogno di fare qualcosa per gli altri. Il contesto del romanzo di Böll è la Germania immiserita, uscita a pezzi dalla Seconda guerra mondiale ma impegnata in uno sforzo enorme di ricostruzione. Il suo protagonista è preso da una malinconia senza rimedio. Vive amaramente il proprio fallimento nel lavoro sul palcoscenico e l’abbandono della fidanzata Maria dopo ripetute crisi. Riflette sul suo insuccesso, ma attraverso la maschera del clown riesce a vedere meglio le ipocrisie del tempo storico, il ritorno della borghesia tedesca complice del nazismo ma ora pronta a riciclarsi nel nuovo processo democratico. Hans non è Grillo, lo abbiamo detto. Non grida ai politici: “arrendetevi, siete circondati, per voi è finita”. Non adopera parole come guerra o tsunami, non genera speranze di cambiamento. Mal riposte, come si è visto. Il personaggio di Heinrich Böll è un fallito. Il suo è il lamento contro le convenzioni borghesi tornate in auge. Ma la Germania postbellica somiglia in qualche modo all’Italia, alla Grecia, all’odierna Europa mediterranea strozzata dal capitalismo finanziario globale e ridotta in povertà assoluta, con disuguaglianze sociali sempre più forti. A Grillo non somiglia il suo personaggio, ma forse un po’ somiglia proprio lui, Böll. Scrittore d’impegno politico, dissacrante voce del dissenso.
Ma è un Grillo contraddittorio (vedi il caso Rodotà) quello che stiamo conoscendo. Bravo nella comunicazione, scarso nella pratica politica. Parte del Movimento l’ha capito e comincia a criticarlo nel suo stesso blog. Parte del Movimento l’ha capito, dopo la batosta elettorale di domenica scorsa, e in parlamento comincia a pensare con la propria testa. La cosa migliore, dopo i disastri combinati dal suo leader e dal guru Casaleggio. Un partito che esiste solo nella Rete, che si rifiuta di governare per risolvere i problemi dell’Italia, tradisce i suoi numerosi elettori e non può sopravvivere. Di Grillo è stato appena annunciato il nuovo tour in Sicilia, per le prossime amministrative, dopo quello fortunato delle regionali. Visiterà le città dove il 5 Stelle corre per il sindaco. Da Licata starà lontano. Qui i grillini non sono riusciti a candidare nessuno né a creare un Movimento serio. E alla fine, in barba alla rivoluzione promessa, voteranno l’amico o il parente. Generalmente come gli altri elettori licatesi.
Gaetano Cellura