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GRILLO, SU CASAPOUND ENNESIMA BALLA DEI MEDIAOpinioni di un clown, il romanzo di Heinrich Böll, compie mezzo secolo. Ma non è  questa la ragione per cui ne parlo. Ne parlo perché le opinioni di un altro clown vanno oggi molto di moda, in Italia. Anzi, andavano di modo possiamo dire dopo il recente flop alle amministrative. Beppe Grillo ha riempito le piazze, durante la campagna per le elezioni politiche. E mentre gli avversari lo dipingevano come un problema per la democrazia, la gente lo abbracciava  commossa, dopo i comizi, e vedeva in lui la sola speranza per il paese. Molti l’hanno già persa questa speranza, delusi dal suo comportamento postelettorale, dalla mancata alleanza con il Pd per dar vita al governo del cambiamento. E dimostrando di aver votato il Movimento5Stelle senza conoscerne il carattere sostanzialmente autoritario e solo perché nauseati dei vecchi partiti.                                                                                  

Opinioni di un clown racconta la storia di Hans Schnier, del suo fallimento professionale. Hans è l’opposto di Beppe Grillo, uomo gratificato dal lavoro. Uomo che poteva starsene, come ripeteva sempre nei comizi, tranquillamente a casa propria: a godersi il frutto del suo successo invece di sentire il bisogno di fare qualcosa per gli altri. Il contesto del romanzo di Böll è la Germania immiserita, uscita a pezzi dalla Seconda guerra mondiale ma impegnata in uno sforzo enorme di ricostruzione. Il suo protagonista è preso da una malinconia senza rimedio. Vive amaramente il proprio fallimento nel lavoro sul palcoscenico e l’abbandono della fidanzata Maria dopo ripetute crisi. Riflette sul suo insuccesso, ma attraverso la maschera del clown riesce a vedere meglio le ipocrisie del tempo storico, il ritorno della borghesia tedesca complice del nazismo ma ora pronta a riciclarsi nel nuovo processo democratico. Hans non è Grillo, lo abbiamo detto. Non grida ai politici: “arrendetevi, siete circondati, per voi è finita”. Non adopera parole come guerra o tsunami, non genera speranze di cambiamento. Mal riposte, come si è visto. Il personaggio di Heinrich Böll è un fallito. Il suo è il lamento contro le convenzioni borghesi tornate in auge. Ma la Germania postbellica somiglia in qualche modo all’Italia, alla Grecia, all’odierna Europa mediterranea strozzata dal capitalismo finanziario globale e ridotta in povertà assoluta, con disuguaglianze sociali sempre più forti. A Grillo non somiglia il suo personaggio, ma forse un po’ somiglia proprio lui, Böll. Scrittore d’impegno politico, dissacrante voce del dissenso.

Ma è un Grillo contraddittorio (vedi il caso Rodotà) quello che stiamo conoscendo. Bravo nella comunicazione, scarso nella pratica politica. Parte del Movimento l’ha capito e comincia a criticarlo nel suo stesso blog. Parte del Movimento l’ha capito, dopo la batosta elettorale di domenica scorsa, e in parlamento comincia a pensare con la propria testa. La cosa migliore, dopo i disastri combinati dal suo leader e dal  guru Casaleggio. Un partito che esiste solo nella Rete, che si rifiuta di governare per risolvere i problemi dell’Italia, tradisce i suoi numerosi  elettori e non può sopravvivere. Di Grillo è stato appena annunciato il nuovo tour in Sicilia, per le prossime amministrative, dopo quello fortunato delle regionali. Visiterà le città dove il 5 Stelle corre per il sindaco. Da Licata starà lontano. Qui i grillini non sono riusciti a candidare nessuno né a creare un Movimento serio. E alla fine, in barba alla rivoluzione promessa, voteranno l’amico o il parente. Generalmente come gli altri elettori licatesi.

Gaetano Cellura