Niente Grexit dunque. E niente più Europa, è il caso di aggiungere. Quella sognata dai suoi padri fondatori. Niente Grexit, per ora. Perché non è detto che il popolo greco accetti e il suo parlamento approvi il memorandum dell’Eurogruppo. Un nuovo piano di durissima austerità a un paese stremato dal precedente che non era riuscito a garantirne la permanenza nell’Unione.
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È significativa l’immagine di Tsipras di ieri, con la giacca sulla spalla. Sembrava dire: Volete anche questa? Ma nessuno in Europa saprebbe che farsene della sua pur bella giacca blu. Chiedono altro i signori dell’austerità e della speculazione finanziaria: l’approvazione in tre giorni della riforma dell’Iva e del sistema pensionistico, la privatizzazione di quel che rimane degli asset pubblici, l’attuazione del fiscal compact, il via ai licenziamenti collettivi, il recepimento delle direttive europee sul fallimento delle banche (per citare solo alcune del lungo elenco di imposizioni).
Il referendum del popolo greco? Del tutto inutile, per l’Unione di Schäulbe, della Merkel e di Junker. La democrazia e la sovranità dei popoli? Aspetti ormai secondari della storia e dell’attualità dell’Europa germano centrica in cui a comandare non sono né la Trojka che di fatto ha di nuovo commissariato la Grecia, né la Bce, ma la Bundesbank. Cosa poteva fare Alexis Tsipras se non piegarsi? Nel suo paese non c’è più liquidità. Le banche sono chiuse: i pensionati in mezzo alla strada: negli ospedali sono finiti i farmaci (e naturalmente i soldi per acquistarli). Tutto quello che l’Eurogruppo ha deciso è contro il suo programma di governo. E contro l’esito del referendum popolare, che chiedeva un’Unione sostanzialmente solidale.
La resa in cambio di un nuovo prestito ha imposto l’Eurogruppo. Non sappiamo se il popolo greco e il suo parlamento, fortemente diviso, si arrenderanno. Sappiamo per ora che non solo il sogno dei grandi federalisti europei viene infranto (l’Unione va in tutt’altra direzione e la democrazia nel Vecchio Continente è ormai un optional), ma che gli stessi Trattati vengono ignorati. Dell’Articolo 3, che prevede aiuti per gli Stati in difficoltà, nessuno tiene conto. E si tiene conto invece delle decisioni dell’Eurogruppo, non previste da nessun Trattato dell’Unione. E il guaio è che le socialdemocrazie europee hanno abbandonato la rappresentanza degli impoveriti del continente e si sono sdraiate sulle politiche del rigore senza crescita.
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