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napolitanoHa preferito parlare di giovani, donne, ambiente e questione sociale. Drammatica per il paese. Delle difficoltà di trovare lavoro: per i giovani e per quanti, superati i quarant’anni, l’hanno perduto. Delle imprese medie e grandi strozzate dalla crisi, cancellate dal tessuto produttivo. Ha parlato di recessione, del ruolo dell’Italia nel “concerto europeo” e dei problemi del Mezzogiorno. Poi una serie di cose ovvie. Sullo “scrupolo, la dedizione e il rigore” con cui ha assolto il compito istituzionale per l’intera durata. Venti minuti di discorso di fine anno agli italiani. L’ultimo discorso del settennato. Giorgio Napolitano è volato alto ieri sera. Ci ha provato, almeno. Monti l’ha nominato una sola volta, facendo cenno al suo “impegno autonomo”. Si è tenuto lontano dalle polemiche politiche, ma una certa delusione per la scelta del Professore di candidarsi (di candidare la sua Agenda) alla guida del paese si è potuta cogliere. In definitiva il suo discorso non si è allontanato dalla routine noiosa d’ogni anno. Dalla routine, a parte rare e lontane eccezioni, cui si sono rigorosamente attenuti un po’ tutti i suoi predecessori. Un pensiero doveroso agli italiani: questo sono sempre stati gli auguri presidenziali di fine anno. Aria fritta istituzionale. Da Napolitano avremmo voluto ascoltare altro. Se Monti l’anno scorso l’ha davvero scelto lui o se gli è stato imposto dall’Europa. Se è giusto che un tecnico chiamato a governare il paese, in un momento difficile e per un periodo determinato, prenda gusto alla poltrona e non voglia lasciarla. E infine una parola, una sola parola sul conflitto d’attribuzioni sollevato con la procura di Palermo sulle intercettazioni delle sue conversazioni con Mancino. La Corte Costituzionale gli ha dato ragione. Ma i dubbi a una parte dell’opinione pubblica restano. Il conflitto è stato sollevato solo per il rispetto delle prerogative del Capo dello Stato? Se è così irrilevante il contenuto di quelle intercettazioni perché tutta questa opposizione a renderle pubbliche? Napolitano poteva ricordarsi ieri sera di questa vicenda relativa all’ultimo anno del suo settennato. Ricordarla agli italiani. E magari dare la sua parola d’onore che davvero nelle intercettazioni non vi è nulla di importante.

(g.c.)