Di mezzo c’è una lunga storia, nazionale e regionale. Partiti diversi, formazioni politiche e culturali diverse. Il Partito popolare e la Democrazia cristiana da una parte, il Partito comunista, poi Rifondazione, poi ancora i Comunisti italiani e i Verdi dall’altra. In comune, tra così profonde differenze, c’è solo, tra i due, la vicinanza al sindacato. Salvatore Aldisio ha rappresentato tanto per Gela. È stato sempre il personaggio politico di riferimento, non solo storico. È stato per tanti anni il politico in cui la città si è riconosciuta e di cui ha menato vanto. Ministro dell’Interno nel secondo governo Badoglio, ministro della Marina Mercantile nel secondo e nel terzo governo De Gasperi, Alto Commissario per la Sicilia negli anni della conquistata Autonomia regionale cui non fece mancare il proprio contributo. Anche Rosario Crocetta ha rappresentato, potrà rappresentare tanto per la vicina Gela; e, a questo punto, anche per la storia siciliana. È stato sindaco antimafia ed europarlamentare. Oggi è il primo governatore di sinistra della Regione. Checché se ne dica, e nonostante certe alleanze. Grazie a lui, il Pd assume la direzione politica dell’Isola. Anche lui, come Aldisio, ha la possibilità di entrare nella storia. Soprattutto se saprà essere un buon Presidente, il presidente di tutti i siciliani; e se manterrà le tante promesse di cambiamento fatte nel corso della campagna elettorale. Anche lui ha la possibilità diguadagnarsi con i fatti la stima di quella parte della sua città che pur mostra di non amarlo. La campagna elettorale è stata dura, tirata e incerta. Combattuta sino all’ultimo voto. Ha visto il trionfo di Grillo e l’ennesima sconfitta elettorale di Angelino Alfano, che da quando è segretario del Pdl non ha vinto una sola elezione e che negli ultimi giorni ha anche visto sconfessata da Berlusconi la sua linea politica. Com’era prevedibile, l’astensionismo, superiore al 50 per cento, ha mostrato quanta stanchezza, nausea e rabbia c’è nell’elettorato siciliano e quanta scarsa fiducia nelle possibilità di un cambiamento. È questa la prima sfida che da nuovo governatore della Sicilia Crocetta deve vincere: restituire fiducia a chi l’ha persa e dimostrare che il cambiamento politico è vero. Già la gente di sinistra non digeriva il sostegno del Pd a Lombardo, già non gradiva l’alleanza con l’Udc, inghiottita come un boccone amaro ma necessario: figuriamoci una nuova maggioranza, anche se dovesse essere necessaria, con i deputati del partito dell’ex governatore. E dunque, onorevole Crocetta, tenga fede al cambiamento promesso in mille comizi e imprima quella svolta di buon governo di cui la Sicilia fallita e perduta di oggi ha urgente bisogno. Che delusione sarebbe altrimenti, non solo per i quei suoi concittadini gelesi per i quali è già passato alla storia. Ma anche per quei tanti siciliani che l’hanno votato governatore dimostrando di non credere a quanti dicevano che lei in fondo inseguiva solo una poltrona.
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