di Gaetano Cellura – Ma è ancora umano questo nostro mondo? Questo mondo che usa la fame come arma di guerra?

Gaza, cumulo di macerie e non solo. Striscia di 670 chilometri dove i bambini bruciano nelle scuole e negli ospedali; dove 28mila donne sono state uccise in 19 mesi di guerra. Gaza, dove è in atto uno sterminio etnico della sua popolazione; e dove rimane solo il buio di una notte senza fine. Solo sabbia e distruzione, i resti di una disperata sopravvivenza. E sulla sabbia si muove una popolazione senza cibo, in cerca di un tozzo di pane, 15 chilometri a piedi, sotto il sole, verso gli aiuti umanitari (cosiddetti).

La poesia Pensa agli altri di Mahmoud Darwish, poeta palestinese perseguitato dai sionisti, “ospite illegale” nel suo stesso paese, a rileggerla ora, mi sembra la perfetta cruda fotografia di quest’anno e mezzo di guerra criminale. E dell’intera vicenda israelo-palestinese. “Mentre fai le tue guerre, pensa agli altri,/non dimenticare coloro che chiedono la pace …/ Mentre stai per tornare a casa, a casa tua,/… non dimenticare i popoli delle tende./Mentre dormi contando i pianeti,/pensa agli altri/coloro che non trovano un posto dove dormire”.

Sei poeta? Pensa a “coloro che hanno perso il diritto di esprimersi”. Pensa agli altri e a te stesso e di’: “magari fossi una candela in mezzo al buio”. Poeta e giornalista, poeta tra i maggiori del mondo arabo, Mahmoud Darwish rivendicava le proprie radici, “usurpate prima della nascita del tempo”; gli orti rubati ai suoi antenati. Veniva “dalla stirpe dell’aratro”. Prima che a leggere, il padre e il nonno gli avevano insegnato l’orgoglio del sole.