La Fondazione Rosa Balistreri si farà. Armando Sorce ha affidato al nostro portale la propria soddisfazione.
Apprendo con gioia e soddisfazione dagli organi di stampa e dal web che l’Assemblea Regionale Siciliana ha inserito tra le poste di bilancio di previsione 2022 e per il triennio 2022/2024 un contributo economico per l’istituzione della “Fondazione culturale Rosa Balistreri”.
Verrebbe da dire: “meglio tardi che mai”, pur nondimeno bisogna accoglierla, senza dubbio, come una notizia positiva e rendere merito a chi si è speso e, mi auguro, si spenderà per la realizzazione di questo importante incubatore di idee e di progetti.
Detto questo ritengo che l’iniziativa possa rappresentare un punto di ripartenza e lanciare l’abbrivio di una nuova stagione di rinascita culturale e civile per la nostra comunità, nonostante le problematiche e le vicissitudini legate al tema pandemico.
L’istituenda fondazione potrebbe e dovrebbe, se gestita con competenza e professionalità, dare lustro e “diritto di cittadinanza” ad un’artista che oltre a rappresentare nel panorama internazionale la voce della musica e del teatro popolare siciliano, appartiene intimamente alla storia ed alla vita della nostra comunità.
Rosa Balistreri, sicuramente avrebbe meritato attenzioni e considerazioni diverse quando era in vita e nel pieno della sua ricca e, per certi versi, travagliata carriera di cantante ed interprete. Oggi tocca a noi contemporanei raccogliere e portare avanti il testimone artistico e culturale che ci ha lasciato in eredità, depurandolo da stereotipi e luoghi comuni che ancora resistono e fanno del “fenomeno” Rosa un serbatoio dal quale attingere, ma anche millantare eredità artistiche dubbie ed irricevibili.
Gli aspetti peculiari che hanno caratterizzato la figura di Rosa non possono prescindere dall’analisi di alcuni elementi che ne identificano la fenomenologia: l’aspetto squisitamente musicale, quello sociale ed antropologico e quello politico.
L’artista Rosa, dotata di uno straordinario talento vocale ed espressivo, unico e per questo INIMITABILE; Rosa “rivoluzionaria”, che rompe l’ortodossia e gli schemi consacrati e consolidati di una società classista, patriarcale ed omertosa; Rosa megafono sociale, che interpreta i bisogni del sottoproletariato, di quel pezzo di società relegato ai margini di qualsiasi processo inclusivo e di difesa dei diritti più elementari; Rosa che “canta e cunta” quei personaggi, “caratteristi”, la cui narrazione rischia di sprofondare nell’oblio della storia se non viene recuperata e preservata.
Pasolini (del quale ricorre il centenario dalla nascita) li aveva individuati nei ragazzi di borgata e della periferia romana, una periferia suburbana, spesso violenta, ricca di contraddizioni, ma dotata della potenza del linguaggio, il dialetto, che diventa punto di forza del racconto.
Rosa i suoi personaggi li raccoglie nelle campagne, nelle “marine”, nei quartieri popolari, e sono i braccianti agricoli, il popolo dei jurnatari, i pescatori, i reietti, i “disabili”, figliastri di una società che li aveva già condannati prima che potessero commettere il “reato”, quello cioè di essere abbandonati alla povertà e alla sudditanza eterna.
La creazione di uno spazio identitario che sviluppi, senza soluzione di continuità, un percorso di valorizzazione dell’arte e della cultura popolare nel nome di Rosa, attraverso iniziative progettate con cronoprogrammi semplici ma di ampio respiro, rappresenterà, senza dubbio un riferimento continuo, preciso e creativo per quanti vorranno arricchire di contenuti il proprio “sapere”. Ma anche per quanti avranno il piacere e la possibilità di divulgare l’enorme patrimonio artistico e letterario che ha lasciato in dote la nostra illustre concittadina.
Licata ha bisogno di aree espressive precise e identificabili, attraverso le quali poter interagire, scambiare esperienze e far crescere la comunità, intesa e percepita anche come luogo fisico e reale, e non solo come spazio etereo e virtuale.
Armando Sorce