Ad una settimana dall’esondazione del fiume Salso che ha allagato la città e le campagne ed ha
messo in ginocchio sia il comparto dell’agricoltura sia quello della pesca, il circolo del PD di Licata
si interroga su cosa fare per evitare il ripetersi di un evento che dovrebbe essere eccezionale ed
imprevedibile e che rischia di diventare il preludio di esondazioni normali e frequenti, cioè dei
disastri annunciati.
Si tratta di considerazioni frutto di un confronto interno al circolo PD con l’Ingegnere idraulico
Alfredo Quignones, che il segretario Enzo Sica ha già espresso con chiarezza e lungimiranza nel
corso dell’incontro pubblico con l’Assessore Regionale all’Agricoltura on. Barbagallo, tenutosi lo
scorso mercoledì presso l’aula consiliare e che oggi si vogliono condividere con la città.
Innanzitutto occorre indagare le cause dell’esondazione ed, in questo senso, una serie di elementi fanno pensare che i valori di portata massima del fiume transitata nel suo tratto urbano possano essere ben inferiori a quelli raggiunti durante la disastrosa piena del 1991: eppure in quella occasione il fiume rimase dentro gli argini nel tratto cittadino (esondando drammaticamente nella piana); la settimana scorsa riuscì, invece, a tracimare lungo tutto il corso Umberto II (Montecatini).
Ciò vorrebbe dire che è cambiata, da allora, la morfologia del fiume nel suo tratto terminale.
Per tale motivo si rende indispensabile, da una parte una attenta valutazione dei valori di portata
effettivamente realizzatisi, dall’altra una misurazione in campo delle dimensioni dell’alveo in più sezioni, da Contrada Fiumevecchio alla foce in mare. Solo in tal modo si potrà ricostruire la
morfologia del fiume, valutare la portata massima che vi può transitare senza esondare e definire un
progetto di rimodellamento dell’alveo stesso.
Il restringimento della sezione utile del fiume, presumibilmente, è legato ad un innalzamento del
fondo dovuto al continuo deposito di materiale nel tratto finale: occorre ripristinare, con appositi
drenaggi, una sezione più ampia capace di consentire il passaggio di una portata maggiore di quella dei giorni scorsi senza il rischio di esondazione.
Inoltre, è fondamentale un intervento sugli argini in contrada Fiumevecchio dove l’acqua del fiume è straripata allagando e distruggendo un centinaio di ettari di coltivazioni e relative strutture, il tutto però – sarebbe opportuno – nell’ambito di una più ampia valutazione degli interventi da realizzare in tutto il tratto del fiume dal modellatore fino alla foce.
Resta il fatto che le soluzioni alle piene di un fiume che raccoglie le acque di più di 2000 chilometri quadrati di bacino non possono essere relegate al solo territorio di foce (Licata), ma vanno realizzate proprio a livello di bacino esteso, ovvero nel vasto entroterra.
Cioè devono adottarsi le misure che la tecnica idraulica ben conosce, per ridurre i massimi valori
di piena con interventi differenziati lungo il corso del fiume per fare sì che a Licata non giungano
picchi di piena così alti, peraltro in un clima in cui gli eventi estremi sempre più si alternano a
periodi di grande siccità.
Altro aspetto da verificare con attenzione è il sistema di scarico delle acque di pioggia in fiume.
È evidente che durante una piena, con il livello del fiume così alto da tracimare dagli argini, i
collettori di acque bianche non possono scaricare nel fiume stesso. Per evitare che siano invece le
acque del fiume a entrare in paese attraverso i collettori, si adottano sistemi di valvole di non
ritorno, che consentono il flusso delle acque in una sola direzione, ovvero chiudono lo sbocco.
Sembra invece che durante la piena l’acqua del fiume sia risalita lungo i collettori ed abbia invaso il
corso Serrovira: anche in tal senso è fondamentale una verifica dei luoghi e dei manufatti onde
evitare il ripetersi di tale fenomeno anche per piene di minore entità.
Giusto adoperarsi per attenere i ristori per le categorie produttive danneggiate dall’esondazione
del Salso, ma la Politica ha il compito di progettare e proteggere il proprio territorio per il futuro
perché non si ripetano le alluvioni e non si debba, fra qualche anno, ritornare a spalare fango dalle
case e chiedere ristori. È questo il contributo e la sfida nella quale il PD vuole impegnarsi dopo
essere già intervenuto con interrogazioni alla Camera dei deputati con l’on. Iacono e all’Ars con
l’on. Catanzaro, per capire come pensano di intervenire il governo nazionale e regionale.
Enzo Sica – Segretario cittadino PD Licata