Dura lex, sed lex. Un cavillo burocratico si mangia la candidatura di Claudio Fava a governatore dell’Isola. Cinque giorni di ritardo nel cambio della residenza, da Roma a Isnello, e salta tutto, e freneticamente bisogna trovare un altro candidato pena l’esclusione anche di tutte le liste collegate. Isnello entra così nella cronaca politica, nella storia mai scritta dell’unico candidato, veramente alternativo come si diceva una volta, di queste regionali anticipate. Di Isnello, paese in provincia di Palermo, parla Carlo Levi in suo racconto di cose siciliane dei primi anni cinquanta con satirica venatura: il sindaco di New York, Impellitteri, che ritorna al paese d’origine, “nel frastuono degli applausi e della banda municipale, e nella confusione dei carabinieri, dei fotografi…, degli infiniti cugini…, dei borghesi, dei contadini, dei pastori, delle donne, e, insomma, dei 4000 abitanti di Isnello che lo aspettavano”. E dei ragazzi del paese che volevano toccare la sua macchina, seriamente creduta reliquia santa e miracolosa, e gridavano spintonandosi: “Toccamo ‘a macchina, così ce ne andiamo in America”. Volevano emigrare e diventare ricchi e famosi come il loro paesano che tornava. Anche questa storia di Fava, della residenza presa con ritardo, ha qualcosa di originale. E farebbe ridere se non fosse costata l’esclusione di uno dei migliori candidati in corsa per Palazzo d’Orleans. Un po’ più di attenzione (e di organizzazione) sarà necessaria la prossima volta. Certi errori (come certe leggi, del resto) sono assurdi per chi si candida al governo d’una regione importante, da rinnovare e rilanciare. E dove c’è un gran lavoro da fare. Dove non sono più consentite improvvisazioni, dilettantismi. La politica non è solo passione: è organizzazione. Senza la quale si rischia di vanificare lavoro e speranze. Detto questo, Giovanna Maranochesostituisce Fava all’ultimo momento, è un’ottima candidata. Una donna della Fiom che conosce il lavoro duro della fabbrica, capace di rappresentare il mondo offeso d’oggi, il disagio e i diritti negati, compresi il diritto allavoro e il diritto del lavoro. Ma bisogna farla conoscere anche a quelli che vivono fuori dalle fabbriche, fuori dal movimento sindacale. E occorre quindi raddoppiare, triplicare gli sforzi se si vuole riuscire in Sicilia a far passare un messaggio diverso.
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