di Gaetano Cellura – Si sente attribuire sempre meno valore al diritto internazionale. Qualche mente dotata di ragione lo nomina ancora. Ma solamente per dire che è stato calpestato e che continua ad esserlo, viste le premesse, anche nelle trattative (di pace?) incominciate in Egitto. Ci stiamo rassegnando, pur senza volerlo o senza averne la necessaria lucidità, al diritto del più forte riguardo alla soluzione dei conflitti internazionali. Persino alcuni giuristi ne parlano con distacco quando degli attivisti coraggiosi, che dovrebbero esserne tutelati, si avvicinano a teatri di guerra. Ѐ successo con la Flotilla, l’abbiamo visto. Silent leges inter arma. E può succedere – anzi, succederà ancora – in questa trattativa egiziana in cui il diritto all’autodeterminazione del popolo palestinese, come tanti altri punti dirimenti per arrivare a una pace vera, non viene preso in nessuna considerazione. E allora come stanno davvero le cose in questo mondo impazzito? Alla fine abbiamo costruito per niente un sistema giuridico, di relazioni fra gli stati e una diplomazia del buon senso per risolvere le controversie internazionali? Dobbiamo prendere atto che tutto questo è stato inutile, tutto tempo perso le Convenzioni, il diritto del mare, l’Onu?

Ma un mondo fondato sulla forza, sul diritto del più forte, sulla volontà di potenza è semplicemente mostruoso. Ne prepara solo la notte. Una notte senza mattino. Non solo per i gazawi e per l’intera Palestina, destinata a un nuovo colonialismo: ma per tutti noi, che saremo sempre meno sicuri senza alcuna civiltà giuridica. Quello che è successo a Gaza ci riguarda più di quanto sia lecito immaginare. In primo luogo perché lì è avvenuto un genocidio, una fattispecie moderna di genocidio. E poi perché senza il diritto di un popolo, quello palestinese, a decidere del proprio destino (come la trattativa in corso, sbilanciata a favore di Israele, lascia presupporre); senza le parole “convivenza di due popoli” al posto di parole come “un solo stato dal fiume al mare” avremo solo il deserto. Un deserto di macerie impropriamente e scandalosamente chiamato pace.