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“Non è più possibile continuare a guardare impotenti alla periodica e progressiva distruzione del patrimonio arboreo ed ecologico della nostra provincia”.

A intervenire, dopo i roghi registratisi in questi giorni che hanno divorato ancora una volta ettari di boschi e macchia mediterranea, è il presidente provinciale dell’Ordine degli Agronomi e dei dottori Forestali di Agrigento, Maria Giovanna Mangione.

“Ogni anno assistiamo a gesti criminali che provocano, a volte per interessi poco leciti, altre per patologico piacere personale, svariati incendi nella nostra provincia che hanno come conseguenza la distruzione, nonostante il meritorio lavoro condotto da Vigili del Fuoco e uomini del Corpo Forestale, di enormi estensioni boschive e di macchia mediterranea, andando a compromettere in modo spesso irreversibile habitat delicatissimi e sistemi agricoli sempre più a rischio – spiega Mangione -. Eventi che vengono percepiti come ineludibili: quasi come se non ci fosse nulla che può essere fatto per evitarli. Se è vero che è pressoché impossibile controllare tutto il territorio, centimetro per centimetro, è anche vero che mai come in questo caso la prevenzione sia essenziale per evitare danni ingenti e rischi per l’incolumità pubblica. Parliamo non solo delle attività da condurre nelle aree demaniali, ma anche in quelle comunali e private: ogni anno i sindaci firmano ordinanze che imporrebbero ai proprietari di appezzamenti di provvedere alla pulizia degli stessi, ma a mancare quasi sempre è la fase del controllo e della sanzione.  A questo va aggiunta la questione della tutela attiva del territorio – continua – che, un tempo, veniva svolta da chi viveva nelle campagne: questo progressivo spopolamento delle zone rurali ha avuto come conseguenza il venir meno della salvaguardia e manutenzione del territorio, operata dalle sentinelle del territorio che sono gli agricoltori, che con le loro attività erano garanzia di salvaguardia contro lo svilupparsi di incendi e di altri atti vandalici”.

Una situazione cui si è arrivati, continua Mangione, a causa di “una serie di politiche agricole di dubbia efficacia, e con obiettivi spesso errati. Oggi – prosegue – interi territori sono in stato avanzato di desertificazione, con la Sicilia, purtroppo, al primo posto in Italia e con la necessità di invertire questa rotta e queste politiche onde consentire soprattutto alle fasce più giovani della popolazione a rivivere ed a salvaguardare le aree rurali della nostra isola. A tal proposito poco (e spesso nulla) servono delle leggi come la n. 10 del 14 gennaio 2013, che obbliga i comuni a piantare un albero per ogni bambino nato. Al di là dell’applicazione o meno di questa norma manca totalmente una politica del territorio che concili esigenze ecologiche con bisogni sociali e quindi economici. Il fallimento delle politiche liberiste che hanno visto tutto solo in termini di concorrenza e mercato va superato da una nuova visione che concili ecologia, produzione e benessere umano. In tale direzione, lo scorso giugno – continua Mangione – il Parlamento europeo ha individuato ed adottato la sua posizione sulla ‘Strategia Ue per la biodiversità per il 2030: riportare la natura nelle nostre vite’. Tale strategia, abbinata a quella del Farm to Fork del maggio 2020, indica un chiaro un nuovo percorso non solo di salvaguardia ambientale ma anche di riconversione del modello di produrre cibo in sintonia con l’ecosistema e la natura”.

L’Ordine, quindi, sarà parte attiva, ancora una volta, “nel richiamare alle responsabilità di ogni ente coinvolto nella tematica. Chiederemo – conclude Mangione – non solo che si investano le risorse già disponibili per potenziare manutenzioni e sorveglianza, ma che si provveda anche al ripopolamento delle aree colpite da incendio in questi anni ed all’attuazione di politiche per consentire ai giovani di essere le future sentinelle del territorio, risolvendo contemporaneamente una crisi occupazionale ed ecologica che, di fatto, va di pari passo”.