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Emergenza medici di pronto soccorso e ospedali, ecco le Proposte formulate dall’On. Carmelo Pullara – Capogruppo Popolari e Autonomisti Idea Sicilia e vicepresidente Commissione Sanità Regione Siciliana – Al Presidente del Consiglio Giuseppe Conte, Al Vice Premier Luigi Di Maio, Al Vice Premier Matteo Salvini, Al Ministro della Salute Giulia Grillo, Al Ministro MIUR Istruzione Università e Ricerca Marco Busetti.

La grave crisi organica che coinvolge i nosocomi italiani ed in particolare le aree di emergenza urgenza, ossia i pronto soccorso, necessita di un immediato e straordinario intervento legislativo del nostro Stato.
La carenza di Medici di Pronto Soccorso ha portato – finora – le singole Regioni ad adottare soluzioni “tampone” e “palliative” come ad esempio l’impiego di medici in pensione e di medici militari.
Occorre invece un intervento legislativo strutturale che non sia orientato solo all’immagine, ne’ dispendioso e di poca sostanza.
In particolare alcune Regioni hanno assicurato i servizi ed i turni di pronto soccorso con medici in regime libero professionale, in possesso di particolari requisiti (ad esempio esperienza in guardia medica) ma carenti di specifica specializzazione.
Il regime libero professionale ha comportato, ad oggi, un esborso di circa 40 euro l’ora (60 mila euro annui), mentre, con la proposta che segue e razionalizzando risorse umane ed economiche, potremmo risolvere organicamente la carenza di personale con un notevole risparmio economico.
Partendo dalle previsioni contenute nel c.d. Decreto Calabria (ove si è introdotta la possibilità di utilizzo degli specializzandi in reparto) si potrebbe avviare l’iter per approvare un decreto legge che consenta direttamente l’iscrizione in sovrannumero alla specializzazione MCAU di quei medici che attualmente svolgono attività libero professionale presso i pronto soccorso.
Ciò consentirebbe la loro strutturazione presso le stesse aziende ospedaliere nelle quali operano, che coprirebbero così i costi della scuola di specializzazione (si pensi che il costo di un anno di specializzazione – con attività sul campo – ammonterebbe a circa 30,000 euro, a fronte, come sopra evidenziato, di una spesa attuale di circa 60,000 euro e si potrebbe persino reinvestire il risparmiato in una ulteriore borsa).
Questa soluzione ci avvicinerebbe altresì all’Europa, introducendo percorsi formativi alternativi alla rigida programmazione universitaria e prevedendo una formazione sul campo come nel resto dell’Europa.
In considerazione, inoltre, del fatto che a luglio vi saranno gli esami di accesso alle specializzazioni e a novembre avrà inizio l’anno accademico per i vincitori, la soluzione di cui sopra avrebbe un effetto immediato e di grande impatto economico, sociale e sanitario.
Questo percorso da un lato garantirebbe l’innalzamento dell’offerta sanitaria, in termini sia qualitativi che di standard d’offerta, mentre dall’altro assicurerebbe la compressione delle spese attualmente sostenute.
Appare scontato che quanto detto per il pronto soccorso potrebbe applicarsi anche ad altre unità operative come Anestesia e Rianimazione, solo per fare un esempio.
Mi permetto di avanzare la suddetta proposta alle SS.LL. perché ritengo che dare un contributo fattivo, anche in termini propositivi, sia un dovere politico specialmente per chi, come me, proviene proprio dall’ambiente professionale della Sanità e proprio per questo auspico la definizione di nuovi assetti normativi che assicurino maggiore efficienza ed economicità alle aziende ospedaliere italiane.