Emergenza idrica, un intervento della vicesegretaria provinciale del PD, Tiziana Alesci.
5 luglio 1960, martedì, giornata caldissima.
A Licata era sciopero generale e le scuole erano chiuse, avevo 12 anni.
Le attività erano tutte ferme, chiuse erano anche le botteghe dei miei…
Erano stati anni terribili, siccità, disoccupazione, emigrazione di massa. Anche mio padre aveva seguito l’onda alla ricerca di una vita migliore ed era partito per il Venezuela con mio fratello più grande.
A casa c’ erano solamente le donne…
Quella mattina era passato da casa mio cugino , decidemmo di unirci al “gioco” e via di corsa: “Sciopero! Sciopero! …. Acqua e luci Licata ‘u ni produci”, di corsa tra piazza Carmine, il Municipio, la marina.
Arriva un “ordine”: blocchiamo il ponte, da lì arriva la Celere di Catania!”. La Celere, un nome terribile, un nome che faceva paura. La Celere, quelli che picchiavano duro, ammazzavano, arrestavano; e allora di corsa al ponte….( da un ricordo del compagno Roberto Di Cara)
5 luglio 2024, ancora siccità, ancora disoccupazione, ancora emigrazione. “Acqua e luci Licata u ni produci”… ma, al contrario del grido “Sciopero sciopero”, al contrario di allora, Licata è immobile, salvo pochi attivisti, ormai visionari, e agricoltori che reclamano a gran voce “Vogliamo l’acqua” tutto sembra fermo, in tanti bravi solo a lamentarci ma in pochi a scendere in piazza, a reclamare i nostri diritti anche, semplicemente, partecipando allo scorso Consiglio comunale aperto. Quella della nostra città è una situazione insostenibile, il comparto agricolo, su cui si basa per gran parte l’economia locale, lavora sempre con il “freno a mano tirato” per la mancanza d’acqua; i turisti scappano, nonostante le bellezze della nostra città, perché aprendo i rubinetti non esce acqua; le famiglie sono costrette a pagare l’acqua 2 volte quando va bene, la prima in bolletta, la seconda con autobotti. Di stamattina la notizia che la nave cisterna, il cui arrivo è stato tanto declamato, andrà prima in altri lidi poi, forse, non si sa quando, arriverà a Licata. Di certo sarebbe stato un palliativo ma pure quello ci è tolto.
La realtà è che serve scendere in piazza, tutti, reclamare un diritto fondamentale, quello dell’acqua pubblica. Dighe e invasi che non funzionano o funzionano a metà, reti idriche fatiscenti che disperdono quel poco di acqua che arriva, pensare che se solo si riuscisse a contenere una modesta percentuale di acqua piovana gran parte del problema sarebbe risolto. In Sicilia, dove l’acqua è diventata un bene prezioso solo per le tasche di qualcuno, non sono state né vengono investite somme in strutture e infrastrutture volte ad arginare e risolvere l’emergenza idrica, lì il Governo siciliano deve intervenire stanziando somme nelle dighe, negli invasi, in dissalatori e soprattutto nelle reti idriche per l’approvvigionamento, e la canalizzazione delle acque, lì il Governo deve ridare credibilità alla politica, a quella politica che deve creare sviluppo e condizioni di vita migliori. Una politica che faccia investire al Sud e riesca ad arginare la fuga dei nostri giovani. Licata come ogni altro Comune dell’agrigentino ha bisogno di questo, ha bisogno di sperare ma iniziando a vedere reali cambiamenti e una idonea progettazione e programmazione di sviluppo.
Tiziana Alesci – Vicesegretaria provinciale del
Partito Democratico