Pubblicità

Sarà un Natale di austerità e di tasse. Tasse che stanno massacrando i licatesi che e non potranno essere alleviate nemmeno dall’Associazione “I Tartassati”, quella  che con le demagogiche e balorde promesse ha illuso la gente. Il fondatore dell’Associazione è sparito assieme al suo autista portandosi via nel camper tutte le Tartassati Card, le agende strapiene di numeri telefonici, qualche arancino licatese, qualche confezione di Malox e tutto il “Vulnus”. La targa marmorea di Vincenzo Linares abbiamo constatato invece che è rimasta attaccata al suo posto. Ma ritorniamo alle “tasse di Natale”. La gente a Licata di queste tasse sproporzionate, ingiustificate e alcune scandalose, non ne può più. E non puoi farci nulla, deve pagarle perché il regime di tirannia prevede che si paghino senza se e senza ma. Intanto per le feste i sondaggi sui consumi ci dicono di un calo di vendite che non si registra dalla fine dell’ultima guerra. Non è bello iniziare un articolo ostentando tanto pessimismo, mi rendo conto, ma come si fa ad essere ottimisti con le tasse varate dal garante delle banche e dei benestanti Mario Monti, e le altre introdotte dal despota Angelo Graci, col beneplacito del Commissario Straordinario? Come si fa ad essere ottimisti se con i soldi che volevi spendere per Natale ci devi pagare le tasse in scadenza a dicembre? L’imposizione fiscale a Licata è ormai un salasso insostenibile e insopportabile  che sta portando molta gente all’esasperazione e alla disperazione. Ci mancava l’elevazione dell’aliquota IMU al tetto massimo, dopo che il Governo aveva già maggiorato le rendite catastali del 60%. L’ennesimo “regalo”, stavolta sotto l’albero, che il Sindaco e i “suoi”assessori hanno voluto farci a pochi mesi dalla scadenza del mandato, prima di scomparire definitivamente dalla scena. Come si può essere ottimisti? Chiedetelo alla gente! Chiedetelo ai negozianti che stanno davanti l’uscio del loro negozio a osservare da dove tira il vento o dentro a cacciare le mosche; chiedetelo ai precari che apparecchiano tavola solo quando la politica trova soldi da stornare sui loro stipendi; chiedetelo a chi non lavora o a chi lavora a singhiozzo; chiedetelo ai pensionati che non arrivano a 500 euro al mese, chiedetelo a tutti i disoccupati. Quando arriva Natale, se manca la possibilità di potere imbandire la tavola e fare felici i bambini con qualche regalo, la festa diventa un giorno peggiore degli altri. Però, malgrado tutto, in questo Natale, con un po’di ottimismo, puoi anche leggerci qualche segnale positivo e di speranza. Quello, ad esempio, che molti dei nostri figli che vivono fuori per lavoro o per studio, per Natale torneranno. Con la loro presenza, seppure per una breve parentesi, la città riacquisterà una ventata di gioventù e di vitalità. E poi vuoi mettere il Natale in famiglia assieme ai tuoi figli che non vedi da mesi? Il calore della famiglia ti farà sentire meno il gelo del portafogli. Poi magari, passate le feste, quando i ragazzi ripartiranno, ricadremo nella solita angoscia e Licata ritornerà ad essere il luogo di residenza dei pochi impiegati, dei pochi commercianti, di qualche libero professionista, dei precari, dei tanti disoccupati, dei tanti anziani e dei tantissimi cani randagi. Di positivo c’è anche il fatto che per le feste le Associazioni Culturali e di Volontariato, assieme a qualche privato, bontà loro, ci offriranno, a costo zero, qualche luminaria in più, qualche evento e qualche attrazione, che renderanno l’atmosfera natalizia più accettabile. E tra le cose positive c’è anche una inconfutabile certezza: la certezza che questo Natale sarà l’ultimo che i licatesi trascorreremo in compagnia, si fa per dire, dell’attuale Amministrazione. Questa certezza lascia spazio alla speranza che le prossime elezioni ci consegnino un Sindaco di alto profilo, che abbia la capacità di fare rinascere Licata dalle sue stesse macerie. Altra certezza è che riavremo anche il nostro Consiglio Comunale, l’Organo che i cittadini eleggono democraticamente a loro garanzia, del quale Licata è ormai priva da tre anni. Sono sottintesi l’augurio e la speranza che questa Assise cittadina  possa essere composta da gente leale e capace, da gente che si sappia assumere le proprie responsabilità e che abbia la voglia di spendersi con sacrificio e altruismo solo per il bene della collettività, accantonando una volta per sempre gli squallidi e meschini interessi personali che hanno ridotto la politica,  a qualsiasi livello, ad uno vomitevole strumento di baratto. Dopo l’esperienza più unica che rara, della quale Licata piange ancora le funeste conseguenze, è più che legittimo sperare in un Consiglio Comunale che ci sappia rappresentare degnamente e che non ci abbandoni alla prima occasione per lasciarci in balia di un gruppetto di autocrati che occupano il “nostro” Municipio, per mettere in atto massacri fiscali con il consenso e la firma di un Commissario Straordinario. Cosa augurarsi e sperare ancora per Natale? Con i tempi che corrono è già fin troppo. Solo l’augurio che l’anno nuovo sia per i licatesi e per tutti gli italiani più sereno e più prospero, e che ci lasci magari qualche soldo in tasca. A livello universale, invece, l’augurio più bello è quello che possa scoppiare al più presto la pace in tutto il mondo e che spariscano tutte le violenze sui più deboli, sulle donne e sui bambini.

Articolo di Lorenzo Peritore pubblicato sull’edizione di dicembre 2012 de “La Vedetta”

 

N A T A L I

 

Di Lorenzo Peritore

Dicembri ormai trasia,         

Natali stà arrivannu                                                  

e tutti quanti i genti                                                             

ni stammu priparannu

S’accumencinu addumari

tanti luci colorati

supra l’arbula, i barcuna,

ni vitrini e mmenzu i strati

Se camini intra u paisi                                                        

para tutta nattra cosa                                                

e a genti ca si scontra                                                 

si dimostra ciù affettuosa

 

 

Ni sti festi o me paisi

ni curtuigli e ni vaneddi

si sona a nannaredda

davanti e fiureddi

 

E intra n’atmosfera                                                                      

di luci e di culuri

s’aspetta  o vinticincu                                                                                             

a nascita du Signuri.

Pinsannu però o motivu

pi cui vinna supra a terra,

a me menti a corpu curra

ni paisi  unni  c’e a guerra

Se viniri nu munnu                                                             

“Natali” vena a diri,                                                           

pirchì c’è tanta genti                                                           

ca di guerra hava a muriri?

Quannu ha arrivari u iornu

ca sti guerri hannu a cissari

e u Natali in santa paci

s’ha putiri festeggiari?

 

Pi st’annu ormai mi para

ca nutizi unn’hannu datu

e pi chissu ni sti festi

ia mi sentu allammicatu

 

Pensu i nostri picciliddi

ca ni festi di Natali

trovinu  sutta l’arbulu

tanti tipi di riali

 

Mentri tanti nnuccintuzzi

di tant’attri cuntinenti

morinu sutta i bummi

e co campa unn’hava nenti

 

A co cumanna u munnu

ca mmanu hava u putiri

cu sti versi cocchi cosa

ia cià vogliu propriu diri :

 

Ma pirchì un vi diciditi

e pruvati arraggiunari

p’appaciari tutti quanti

e finirla di sparari?

 

Se pi l’annu c’ha viniri

vi mpignati pi daveru

quannu arriva arrè Natali

u festeggia u munnu interu.