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Presidente di provincia o sindaco o ancora meglio governatore di regione, si viene eletti per poterli scegliere liberamente i propri collaboratori, non secondo i calcoli politici del momento. E seguendo criteri di competenza e di fiducia per rendere efficiente il governo delle istituzioni. È incredibile ciò che fa, sin dal primo momento, il presidente della provincia Eugenio D’Orsi. Un numero infinito di assessori nominati  sol perché indicati da questo o quel partito delle tante, e mutevoli, maggioranze che l’hanno sostenuto. Ne indichi almeno uno scelto al di fuori delle vecchie logiche politiche nei quattro anni e mezzo della sua amministrazione. D’Orsi conclude il mandato con gli stessi metodi con cui l’ha incominciato. Privilegiando i partiti, il suo soprattutto, il Movimento per l’Autonomia, piuttosto che le competenze di assessori capaci di rendere più efficiente il governo dell’ente. In un percorso politico peraltro in cui non sono mancati scontri e ribaltoni. In cui il quadro provinciale si è spesso adeguato a quello regionale. Con questo continuo mutar di vento, con questa instabilità amministrativa, un assessore entra e l’altro esce, al di là dei meriti e delle capacità di ognuno, con i continui azzeramenti di giunta cui abbiamo assistito, era possibile realizzare un benché minimo programma di governo? Non era possibile. E i risultati si sono visti. La giunta provinciale è stata non il governo del territorio, ma (per onorevoli e partiti) un posto in cui piazzare gli amici. E dire che tutte queste riforme – l’elezione diretta dei capi dell’esecutivo soprattutto – avevano tutt’altro fine: rendere stabili le istituzioni periferiche, garantirne la governabilità e l’efficienza. Cominciata la campagna elettorale, il presidente D’Orsi ha ritenuto opportuno togliere le deleghe ai propri assessori, a tutti, in attesa di un chiarimento del quadro politico. Ma che modo di amministrare è questo? Gli assessori restano in carica per fare cosa? Per fare campagna elettorale e meritarsi così di nuovo la delega? Una provincia, una delle ultime d’Italia, va a rotoli, il discredito generale della politica fa ogni giorno passi da gigante, ma da noi si continua sempre allo stesso modo. Anche il Pd provinciale purtroppo ha condiviso questo sistema di governo e di potere. E gli verrà difficile giustificarlo.

Gaetano Cellura