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In questo volume, l’autore prof. Vincenzo Scuderi, inizia narrando la prima novella ambientata negli anni cinquanta, che ha per protagonista “Gnura Maruzza” dal titolo: “Sul molo del porto di Licata”.
la donna, giornalmente, di prima mattina, col vento, il freddo, la tempesta, il caldo, attraversava le strade che dalla marina costeggiavano le rovine del Castello San Giacomo e si recava nell’antico braccio del porto ove è collocata, tutt’oggi, la statua del Cuore di Gesù. Ha il capo e il volto quasi completamente coperti dal suo scialle nero che arrivava sino a terra.

Si fermava piedi del Cuore di Gesù dalle braccia spalancate poi… fissava intensamente, scrutava il mare perché attendeva, invocava il ritorno del marito, del figlio pescatori, quanto meno, le venissero restituiti pietosamente i corpi.
Col suo sguardo fiero, severo, iniziava il suo solito dialogo intimo, silenzioso; parlava con quel mare, lo supplicava e poi lo ammoniva, lo sfidava minacciandolo fino al maledirlo perché ha aspettato… da troppi mesi, il ritorno dei suoi.
Quel mare agitato, per tutta risposta alle ire e alle provocazioni dalla donna, sbatteva ancora più furiose le onde sugli scogli, ricambiandole la sfida, bagnandole il corpo, il viso, con gocce salate che si confondevano con le lacrime.
Prima di lasciare quel posto, Gnura Maruzza, finiva il suo rosario, con la speranza del domani quando, in un giorno maledetto le comunicarono…

La seconda novella racconta di “Donna Tanuzza di Licata”, un’anziana analfabeta che in quegli anni cinquanta, ammantata e vestita sempre di nero, colore che le penetrava nell’anima, si è avventurata coraggiosamente prendendo il treno della speranza.
Proprio dalla nostra stazione piena sempre di emigranti dal volto intristito, spaventato, in attesa della partenza verso il continente o con destinazione ignota, magari verso le miniere del Belgio, nelle fabbriche in Germania o addirittura prendere il ferryboat e poi imbarcarsi “ pa ‘Merica”.
Donna Tanuzza doveva raggiungere una citta della Germania, alla ricerca del marito e del figlio che non hanno dato più notizie.
Accompagnata, in piena notte, da uno stuolo di amorevoli vicini di casa, dalla zona della marina attraversando Corso Serrovira, a quell’ora di notte per prendere il treno delle tre e trenta, diretto per Catania, e poi altre estenuanti coincidenze.
Lungo il suo peregrinare è aiutata dalla Provvidenza e, alla fine, scopre e costata con i suoi occhi, l’amara, triste verità… che però le lascia una speranza nel cuore

La terza novella riguarda “ L’amata di Angelo, pescatore di Licata. Si svolge nelle strade dell’antico centro storico della marina di Licata, nelle meravigliose, popolose e commerciali strade d’un tempo; Via Sant’Andrea, Via Lunga, Piano San Girolamo, Via Donna Agnese, Cortile delle Parme Via Martinez e così via…
Sono descritti, tra l’altro, il profumo inebriante delle alghe al porto, gli ambienti, le abitazioni della “case vascie” dei pescatori, perfino, gli odori del pesce fresco appena pescato, quello poi fritto saltellante in padella dal profumo penetrante e stuzzicante delle triglie dorate, dei gamberi, delle sogliole, delle sarde e delle “angiovi”
La vitalità commerciale delle strade in cui la gente, per lo più del popolo, era solita uscire non tanto per fare la spesa ma per ritrovarsi, chiacchierare, mentre altri venditori di strada impazzavano gridando d’accattari lumache, pesce nei piatti, verdure selvatiche, frutta adesso scomparsa come “a ‘nzalora” (Azzeruolo), “a ‘zorba “ (La sorba), “ i cutugna” (Mela cotogna), “ u ceusu” (Il gelso) appena raccolta in campagna.
Le contrattazioni avvenivano in modo stuzzicante, invitante, ognuno sollecitando la propria mercanzia, oggetto sempre della doverosa, puntuale, insostituibile contrattazione.
E poi… seguono altre novelle.