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IL DISSESTO PUO’ TRAMUTARSI IN OCCASIONE DI RISCATTO? Una nota dell’ex Sindaco Angelo Biondi.

Che il Comune di Licata fosse, già da alcuni anni, in condizione di dissesto finanziario era nell’aria. Adesso è un fatto conclamato. L’esaustiva relazione degli uffici finanziari e del collegio dei revisori dei conti, non ha lasciato altra possibilità che prenderne formalmente atto. A breve verrà nominata dal Ministero degli Interni una commissione straordinaria di liquidazione che avrà il compito di gestire la situazione finanziaria pregressa (debiti e crediti), oltre ad accertare eventuali responsabilità politiche, gestionali e degli organismi di controllo che si sono avvicendati alla guida della città nei periodi precedenti la dichiarazione di “default”. Sarà poi compito della Corte dei Conti stabile se i danni cagionati siano da attribuire a omissioni, dolo o colpa grave degli organismi sopra citati, e nel caso, irrogare le pene e le sanzioni previste dalle leggi. Assodato quanto sopra, bisogna, però, fare attenzione a non commettere l’errore di convincersi che i problemi finanziari del nostro Ente sono stati risolti, come erroneamente qualche addetto ai lavori ha lasciato intendere. Le maggiori criticità che hanno causato il dissesto permangono tutte, a queste vanno ad aggiungersi i limiti di spesa e le penalizzanti misure che la dichiarazione di dissesto comporta. Non ci si illuda che da domani in poi sarà più semplice o agevole amministrare la città: i problemi di fondo non sono stati cancellati. Persistono e si aggravano con l’assottigliarsi (causa pensionamenti) del personale comunale, con la ormai cronica assenza di figure apicali alla guida dei vari dipartimenti e, non ultimo, con il continuo decadimento del tessuto socio economico della città. Certo, ripartire senza dover fare i conti con l’impellente e gravoso peso debitorio pregresso, non è cosa da poco. Può rappresentare un nuovo inizio, una buona opportunità, a condizione, però, che vi sia in ogni componente della nostra comunità un radicale cambio di comportamento, a cominciare dalla componente politica. L’acuirsi dell’attuale situazione di conflitto tra maggioranza ed opposizione, non è certo il miglior viatico a tal riguardo. Come non può esserlo l’atteggiamento poco dialogante del sindaco; la sua granitica convinzione di essere sempre nel giusto, l’unico a volere il riscatto della città, l’affermazione della legalità e il ripristino delle regole; la caparbietà nel non accettare alcun suggerimento o visione delle cose diversa dalla sua; la sua pretesa che nessuno, dentro o fuori il consiglio comunale, si deve permettere di esprimere perplessità su un suo provvedimento, guai poi se tale perplessità si tramuta in un voto contrario. Non lo sono, nemmeno, gli improvvidi attacchi di qualche suo fedelissimo consigliere comunale di maggioranza, nei confronti dei colleghi che svolgono il ruolo proprio di opposizione. Se si vuole veramente rinascere dalle ceneri del dissesto, bisogna mettere in campo, con i fatti e non con le parole, un’azione politica fuori dagli attuali schemi di maggioranza ed opposizione. Occorre la volontà di favorire la nascita di un forte patto sociale tra tutte le forze politiche cittadine, una sorta di amministrazione di salute pubblica per il tempo necessario ad attuare obbiettivi condivisi in ordine alle più impellenti priorità. Ritengo sia assurdo pretendere sostegno, condivisione e rispetto dagli altri quando non si ha nessun riguardo dei dubbi, dei suggerimenti e delle proposte di chi non la pensa come tu vorresti. Risulta, ancora, più assurdo accusare l’opposizione di voler far male alla città, o che vota contro solo per becere strategie o perché non è stata soddisfatta la richiesta di chissà quale incarico e poi invocare un’opposizione responsabile. Ricordo infine che la democrazia è soprattutto rispettare il voto di quella maggioranza di consiglieri comunali che ha chiesto il ripristino dell’aria pedonale di Corso Vittorio Emanuele.