Una interessante riflessione della Preside Bruna Montana Malfitano sul dimensionamento che sta riguardando i plessi d’istruzione superiore della nostra città.
In una società sempre più frammentata, resa sempre più granulare e indebolita da crisi di diversa natura, pochi sono gli approdi sicuri, i perni su cui far leva per garantire alle generazioni future uno spirito identitario, un humus di valori che le aiutino a navigare nelle acque agitate dell’esistenza: la cultura è, e deve essere, la bussola della crescita delle generazioni future. La loro istruzione è, e deve essere, l’infrastruttura su cui investire perché i nostri figli abbiano sempre un porto sicuro in cui rifugiarsi nei momenti duri o di riflessione della propria vita.
É per questo che la classe dirigente di oggi deve continuare ad investire su istruzione e cultura seguendo una visione strategica che sappia coniugare l’efficienza organizzativa con la tutela dell’educazione dei nostri figli come valore supremo, come investimento in assoluto più redditizio, in grado di non soffrire il passare del tempo o le contingenze con cui si misura la storia.
Oggi, la nostra comunità cittadina é chiamata a raccogliersi e unirsi per attuare e garantire questa visione strategica a tutela del cuore pulsante, dell’unica linfa vitale che possa garantire a Licata un futuro in cui il sole continui a superare le tenebre dell’analfabetismo, del relativismo assoluto e della miseria culturale in cui stiamo sprofondando. É un dovere morale che si pone a chi oggi ha importanti responsabilità di governo della nostra comunità, quello di evitare che un’applicazione della normativa scolastica non sostenuta da tale visione strategica porti ad una triste marginalizzazione dei nostri istituti di istruzione superiore. La normativa scolastica, infatti, impone da anni a ogni istituto di rispettare un tetto minimo di alunni, in un’ottica di efficienza quantitativa che, tuttavia, non tiene conto del ruolo di motore culturale degli stessi istituti all’interno delle proprie comunità.
Ovviamente, non contesto il principio di efficienza nella gestione della res publica, ma ne critico un suo uso come unico principio di organizzazione, soprattutto in ambito scolastico, se non accompagnato dalla visione a cui facevo riferimento.
Pare che a far le spese di un approccio miope all’applicazione della normativa sia stato l’ Istituto F.Recapriata, storica istituzione scolastica a cui sono affettivamente legata per vari motivi, tra questi il fatto che sia stata diretta per molti anni dall’illuminato Prof. Piero Guidotto e dal competente e affettuoso amico Michele Di Franco, pionieri della formazione economica agrigentina.
A mio avviso, prima che questa rigorosa applicazione della norma, fondata su un mero calcolo matematico, possa minacciare l’indipendenza e la permanenza nella nostra città dei centri direttivi degli altri istituti superiori, penso sia necessario attuare una strategia preventiva, partecipata e lungimirante.
E nell’immediato ritengo che, pur nel rispetto delle prerogative di tutte le componenti scolastiche dell’Istituto Re Capriata, iniziando dai discenti per continuare col personale docente e il personale Ata, sarebbe opportuno trovare una soluzione che possa tutelare i restanti due Istituti superiori statali di Licata: il Fermi e il Linares. È di tutta evidenza, infatti, che accorpare integralmente il Re Capriata, per come previsto dal piano approvato dalla Conferenza provinciale per il dimensionamento e la riorganizzazione della rete scolastica, e che io non condivido, ad uno solo dei due istituti, determinerebbe in prospettiva la perdita dell’ autonomia dell’Istituto escluso che, in questo caso, sarebbe il Liceo Classico V. Linares.
Mi rendo conto di non essere certo la figura più terza e imparziale nel propormi a difesa di questo istituto a cui io, e mio marito prima, abbiamo dedicato la nostra intera esistenza con dedizione, rigore e sconfinata passione. Ritengo, tuttavia, che in maniera altrettanto certa possa dirsi che il Linares abbia costituito negli ultimi cinquant’anni il più importante laboratorio di idee, la più viva palestra per la classe dirigente cittadina la “fabbrica” più produttiva di eccellenze licatesi che oggi popolano il mondo e fanno sì che Licata, la sua fama, le sue bellezze abbiano eco in questo mondo globalizzato.
Non c’è presunzione, non c’è cieco affetto da parte mia nel dire che il Ginnasio, mi piace chiamarlo così, sia ancora oggi il nucleo, il cuore pulsante, l’alveo culturale da tutelare e in cui la nostra città possa e debba ricercare le sue prospettive di speranza. Questa certezza è fornita dai successi degli alunni, gli Aetoi, che non possono e non devono vedere il centro di direzione e strategia dell’istituto spostarsi fuori dalle mura della città. Al contrario, la classe dirigenti punti sempre di più e ancora una volta a far sì che la Presidenza del Liceo Linares sia integrata con le strategie di sviluppo cittadino. Si uniscano le istituzioni tutte per fare in modo che la Presidenza del Liceo sia ancora una volta, ancora di più e per lungo tempo ancora, uno spazio di confronto e discussione per strutturare una visione per la nostra Licata per i prossimi decenni. A questo ho dedicato tutta la mia vita lavorativa ed è per questo che sono disposta a lottare fino alla fine.
Ed è per questo che lancio un appello a tutti i miei alunni, a tutti i cittadini che in questi decenni hanno riconosciuto nel Liceo Linares questo ruolo di palestra culturale, di laboratorio di idee a far sì che le scelte delle istituzioni abbiano come scopo, insieme al rispetto della comunità scolastica licatese tutta, la permanenza a Licata del centro direttivo del Liceo Linares, la cui periferizzazione sarebbe un grave errore.
Si mobiliti la classe dirigente nella convinzione che “le fondamenta di ogni stato sono l’istruzione dei suoi giovani” e così anche per la nostra Licata minarne la solidità scalfendo l’identità del nostro Liceo potrebbe costituire un’ipoteca sul nostro futuro.
Preside Bruna Montana Malfitano