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Per conoscerlo bene non erano necessari mesi o anni. Bastava una settimana per vederne i pregi e i (pochissimi) difetti. Che hanno pure i santi. E lui Santo si chiamava. Venuto da Canicattì in anni lontani per lavorare alla Camera del lavoro di Licata. Che da quel momento prese in mano – prima nella sede di corso Roma poi in quella di corso Umberto – facendone un sindacato moderno, in linea con le nuove sfide sociali, le nuove dinamiche del lavoro.

Santo Di Naro, morto oggi, era un sindacalista dell’INCA, il patronato della Cigl che si occupa dell’assistenza ai lavoratori (pratiche di pensioni e infortuni, dichiarazioni dei redditi). Con lui la Camera del lavoro ha vissuto i momenti migliori, quanto ad attività sindacale, a presenza quotidiana dei lavoratori nei suoi locali, ad assemblee pubbliche. E di questo grande lavoro beneficiava sul piano politico il Partito comunista. Tre dei suoi (prima cinque e poi sei) consiglieri comunali degli anni Ottanta dovevano la loro elezione al ruolo di aggregazione politica svolto a Licata dalla Camera del lavoro, vera casa del popolo. Era Santo Di Naro che prendeva i voti: e con le tre preferenze di allora trascinava gli altri.

La sua storia sindacale e politica è legata a quella di Licata degli anni Settanta e Ottanta: gli scioperi per l’Halos, il referendum sulla scala mobile, lo sciopero del 15 dicembre del 1983, la Centrale a carbone che stava per essere istallata a Torre di Gaffe, le lotte per dare invece quelle stesse terre ai contadini in cooperativa.