Ho chiesto al direttore di questo giornale on-line il numero di contatti giornalieri. Mi ha parlato di 1.500/2.000 utenti giovani, meno giovani. Chissà quanti di questi conosceranno la figura e l’operato di Danilo Dolci? Ma chi era Danilo Dolci; sociologo, poeta, scrittore, educatore, attivista della nonviolenza. Nei primi anni ’50 si trasferisce in Sicilia e precisamente a Trappeto per venire in aiuto alla popolazione del posto che si trova in tristissime condizioni materiali e spirituali. Avete presente la Sicilia negli anni ’50? Bene, parlatene con i vostri nonni, e vi racconteranno di fame, condizioni igieniche –sanitarie inesistenti e di vessazioni continue. Il 14 ottobre del 1952, a Trappeto inizia uno sciopero della fame nello stesso letto dove era morto per denutrizione il bambino Benedetto Barretta. Nel gennaio del 1956 a San Cataldo, oltre mille persone danno vita ad uno sciopero della fame collettivo per protestare contro la pesca di frodo tollerata dallo Stato. La manifestazione è presto sciolta dalle autorità, con la motivazione che «un digiuno pubblico è illegale». Alla testa di un gruppo di disoccupati organizza uno “sciopero all’incontrario” che consiste nel sistemare un vecchia “trazzera” che creava sempre problemi ad ogni passaggio. Le Autorità, abituati a fronteggiare, risse ferimenti, furti, omicidi si sentirono spiazzati: ma questa cosa che roba è? Infatti, per non saper leggere né scrivere lo arrestarono il 2 febbraio 1956 per aver promosso ed organizzato la manifestazione. Lo scopo era quello di portare alla ribalta nazionale le condizioni di miseria in cui vivevano i siciliani in quegli anni. E ci riuscì. A difenderlo al processo venne, a gratis, nientemeno che Piero Calamandrei uno dei Padri Costituenti. Il processo ebbe un clamore enorme: giornalisti e troupe di mezza Europa vennero a Palermo ad assistere al processo. Deposero, in favore del nostro, figure del calibro di Lucio Lombardo-Radice, Norberto Bobblio, Elio Vittorini, Carlo Levi e altri ancora. Danilo Dolci fu questo e tanto altro ancora; sono questi i personaggi che andrebbero studiati a scuola, e portati ad esempio per una società più equa e giusta. A Licata esiste una via dedicata a Danilo Dolci; è una traversa di Via Gela prima del Villaggio agricolo. Probabilmente esiste solo sulla carta, perché io non l’ho trovata. Avrebbero potuto intitolargli una via più centrale. Ma forse è meglio così: lui avrebbe sicuramente preferito una via di periferia in sintonia con la sua storia. Se una sola persona, dopo aver letto questa paginetta, sarà invogliato ad approfondire la vita e l’opera di Danilo Dolci, avrò raggiunto il mio scopo. Ma questo è un segreto. Che resti tra di noi.
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