Da Tangentopoli a Mafia Capitale nulla è cambiato. Anzi, tutto è peggiorato. La qualità della nostra democrazia per prima: senza più partiti, ideologie e senso della morale pubblica. Una morale pubblica uccisa dalla corruzione bipartisan e da una politica al servizio della banda della Magliana in versione moderna. Lo slogan populista al posto del pensiero. Poche parole bastano per parlare alla pancia di un paese che non ce la fa a riprendersi dalla crisi e che non va più a votare. Quello degli astenuti – in quest’Italia con i primati della disoccupazione e della corruzione – è in realtà il primo partito. Poche parole – contro tasse e immigrazione – bastano ormai in un paese nauseato da quello che vede: buste o valigie gonfie di euro consegnate a una politica marcia, agli ordini della malavita proprio nella sua Capitale, e costi eccessivi per mantenere la casta nel suo complesso. Ai cittadini si chiedono sacrifici mentre la politica conserva i propri privilegi. È di oggi la notizia che in Sicilia si taglia la spesa pubblica: si accorpano ospedali riducendone i posti letto: si trasforma lo stato sociale in stato di necessità con la disoccupazione alle stelle. Eppure il sindaco di Palermo è il più pagato d’Italia e molti piccoli comuni hanno più amministratori e più consiglieri di altri pari comuni italiani. Nonostante questo né il governatore Crocetta né l’Ars si pongono il problema dell’adeguamento regionale ai costi nazionali della politica, che comporterebbe (secondo il quotidiano la Repubblica) un risparmio annuo di 10 milioni in quella che viene chiamata isola del tesoro. E la cui Autonomia è sempre stata franchigia e privilegio. Per pochi.
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Scendendo ancora di più, abbassando la linea della palma, in questo brutto quadro della democrazia italiana ci siamo anche noi. C’è la nostra città commissariata, spettrale di sera, i cui corsi popolati e pieni di negozi sono solo un nostalgico ricordo. Una città che non è in grado di pagare le sue elevatissime tasse comunali, e a cui il governo regionale ha negato il diritto di eleggere, nella tornata di novembre, il nuovo sindaco.
La corruzione è il primo vero problema della democrazia italiana. Il nostro paese è uno dei più corrotti d’Europa. Non possiamo certo ignorarlo. Ma non possiamo nemmeno dimenticare che troppi enti – dai comuni alle province scomparse – sono commissariati e che i cittadini, in questo modo, non hanno più influenza sui processi decisionali. E anche questo – insieme alla corruzione, alla nausea generale, all’astensionismo che ne è la conseguenza – ha reso la democrazia come un corpo a noi estraneo.
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