Un nuovo appello ad un uso consapevole delle nuove tecnologie è stato lanciato ieri pomeriggio da Gela durante l’affollato seminario presso la Scuola “Ettore Romagnoli” intitolato: “Eroi, antagonisti e vittime. Comportamenti disfunzionali nella generazione digitalizzata”. A condurre i lavori la Dirigente Scolastica del plesso, Sandra Scicolone, che dopo aver presentato i risultati di un questionario somministrato agli alunni sulla percezione del bullismo ha introdotto i tre relatori: la psicologa Maddalena Salerno, il sociologo Francesco Pira, docente di comunicazione all’Università di Messina ed il sostituto procuratore presso la Procura della Repubblica di Gela, Elisa Calanducci.
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Presenti i docenti dell’istituto Romagnoli, dirigenti scolastici ed docenti degli altri plessi gelesi, rappresentanti delle forze dell’ordine e genitori.
Secondo la psicologa Salerno: “Il bullismo nasce e trova la sua collocazione all’interno dell’ambiente scolastico e costituisce una manifestazione dell’aggressività tra le più deleterie e distruttive.
Il bullo è colui che compie atti di prepotenza verso un proprio pari sfruttando il fatto di essergli in qualche modo superiore, queste prepotenze non sono occasionali, ma si ripetono nel tempo, configurandosi come una vera e propria persecuzione. È un fenomeno sociale caratterizzato dal relativo isolamento della vittima e dal consenso riservato all’aggressore. Teatro privilegiato di condotte bullistiche è la scuola. È infatti improrogabile ripensare all’istituzione scolastica nei suoi aspetti relazionali ma anche logistici con l’obiettivo prioritario di favorire lo scambio, la cooperazione, l’incontro, la socializzazione”.
Per il sociologo Francesco Pira: “una nuova sfida attende noi coloni digitali e migranti digitali: quella di convivere e di educare i digitali nativi, oggi ribattezzati ,mobile born, che vivono sulla rete e con la rete come fosse un prolungamento del loro corpo. Il web che può essere strumento di conoscenza, divulgazione e cultura diventa invece il nuovo luogo naturale per alimentare devianze e prevaricazioni. E così ogni giorno le pagine dei giornali e le immagini dei tg, ma anche i social network ci informano o ci disinformano su casi incredibili quanto inquietanti di Cyberbullismo, dell’aumento del Sexiting (la trasmissione di immagini a sfondo erotico e sessuale attraverso cellulari e internet) ed addirittura di adolescenti che adescano i compagni di scuola proponendo prestazioni sessuali in cambio di indumenti o oggetti. In atto c’è una nuova sfida per noi educatori e per i genitori: affrontare questa emergenza ma attrezzarsi per prevenire fenomeni che possono fornire al pre-adolescente o all’adolescente una realtà difforme della vita che dovrà affrontare. Una sfida che può essere vinta. Una partita che va giocata. Non per essere apocalittici ma per fare sana autocritica sulla nuova genitorialità e sulle nuove responsabilità”.
Molto interessante ed apprezzato anche l’intervento del sostituto procurato Calanducci che nel corso della sua relazione ha delineato, dal punto di vista giuridico, i profili essenziali del fenomeno del “cyber-bullismo”. Sono state rappresentate le figure di reato che più frequentemente sono collegate agli atti di bullismo commessi via internet: spesso, infatti, tramite l’uso dei social network, vengono commessi reati di ingiurie e minacce, fino ai reati di “stalking”, accesso abusivo a sistemi informatici e, nei casi più gravi, reati di pedopornografia.
Il magistrato ha poi spiegato le tecniche di indagine più frequentemente utilizzate per risalire agli autori dei reati (che spesso utilizzano “nick name” e codici identificativi camuffati o non rispondenti ai dati identificati reali). L’elemento soggettivo dei reati commessi più frequentemente è la consapevolezza e volontà degli autori di commettere i fatti delittuosi, aspetto, questo, che assume delle caratteristiche peculiari nei giovani che utilizzano internet e le nuove tecnologie.
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