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Impossibile programmare la stagione turistica. Ripercussioni pesantissime sull’intera filiera anche a Licata. E guardare all’immediato futuro con ottimismo sembra davvero utopico. Abbiamo sentito quattro titolari di strutture ricettive del territorio. Tutti concordi sulla difficoltà del momento.

“Definire quello che sta succedendo come uno tsunami potrebbe non essere corretto – la disamina di Mario Rizzo di Villa Giuliana – non è detto infatti che si possa iniziare a ricostruire dopo l’ondata. Questo è il rischio maggiore per il settore. Ognuno di noi cerca di resistere e sicuramente ripartirà con energia e nuove idee, ma in mancanza di aiuti veri, diversi dai prestiti finora proposti e nemmeno erogati, si rischia che chi non ha le spalle abbastanza larghe non possa ripartire mai più. In ogni caso avverto ancora più forte la necessità di fare rete e pensare alla promozione della destinazione Licata come acceleratore di una ripresa che si spera possa avvenire il prima possibile. Penso al connubio che Licata e il suo hinterland offrono già da anni: tra ospitalità diffusa-ristorazione-eccellenze agricole e vitivinicole-pescato-mare pulito e servizi per la sua fruizione…un mix difficile da trovare in giro e che per noi invece è lavoro quotidiano. Facciamolo sapere a tutto il mondo”.

Chi chiama in causa anche il Comune è Piero Caico del Cortiletto. “A causa del lockdown dovuto al COVID-19 abbiamo azzerato il nostro fatturato. È davvero triste ricevere ogni giorno disdette e si può dire, che fino ad ottobre, ci ritroviamo ad avere tutto vuoto. La stagione é completamente compromessa e ci ritroviamo in ginocchio. In Italia si discute su come iniettare liquidità. Ma ancora nulla. Penso alle grosse strutture ma allo stesso tempo ai piccoli b&b senza partita Iva che hanno fatto investimenti non indifferenti e in una situazione eccezionale é urgente prendere misure idonee e saper gestire bene il tutto. In una situazione come questa che stiamo vivendo, anche a livello comunale, da parte dei dirigenti e della amministrazione, necessitano prese di posizioni forti. Dobbiamo già pensare alla fase 2 e a come far ripartire le nostre strutture. Chiediamo un abbattimento delle tasse locali e una massiccia promozione turistica dei proventi della tassa di soggiorno”.

Pensieri molto negativi anche da parte di Franco Gallì. “Nel settore extralberghiero e in particolare i b&b, la situazione è per certi versi ancora più drammatica poiché assieme alle iniziali restrizioni, le chiusure obbligatorie a partire dell’8 Marzo, e le disdette che ormai stanno toccando anche i mesi più caldi come Luglio e Agosto, si somma il timore sanitario legato al contagio – spiega il titolare del B&B Grangela – timore che si accentua poiché la tipologia di alloggio offerta, dobbiamo ricordare, è inserito all’interno della casa del gestore. Ciò porta a una naturale diffidenza nei confronti di chi si deve ospitare. Infine chi ha aperto l’attività l’anno scorso o comunque negli anni passati ed ha contratto un mutuo avrà grosse difficoltà non soltanto per il periodo attuale ma anche per le prospettive che s’intravedono nel futuro. Tutti gli esperti del settore, infatti, sono concordi sul fatto che nei prossimi anni, il turismo così come l’abbiamo conosciuto fino a prima della pandemia, sarà un vago ricordo”.

Giro di pareri chiuso da Danilo Scimonelli, gestore dell’Hotel Al Faro. “Situazione apocalittica, che ci fa vivere un presente terribile lavorativamente e quindi economicamente parlando e prospetta un futuro assai preoccupante. Speriamo in tanto di uscirne in salute e poi ci rimboccheremo le maniche con la consapevolezza che non sarà facile. La cosa peggiore è vedere le continue cancellazioni di prenotazioni che hanno toccato quasi il 95%”.

Dichiarazioni quelle raccolte che lasciano spazio a poche interpretazioni: è davvero l’anno zero del turismo su scala mondiale con evidenti ripercussioni sul tessuto locale.