di Gaetano Cellura Il compagno segreto è un racconto fondato sullo sdoppiamento del suo protagonista (forse lo stesso Conrad) e su un caso di coscienza. Cosa spinge il capitano di un veliero ancorato all’imbocco del Golfo del Siam a dar rifugio e a salvare Leggatt, l’ufficiale fuggito a nuoto da un’altra nave, la Sephora, dopo aver ucciso un marinaio? Cosa lo spinge a trasgredire la legge e a mettere a repentaglio il proprio avvenire, “l’unico per il quale si sentiva portato?”

La singolarità del comportamento e della decisione non deve sorprendere più di tanto: c’è di mezzo la coscienza. Ma non solo la coscienza. Leggatt è simile in tutto al capitano protagonista – ha la stessa età, lo stesso aspetto, ha ricevuto la stessa educazione. Ma ha ucciso un marinaio: a bordo della Sephora, durante una spaventosa, infernale tempesta. Che fare, una volta sentito il racconto del fuggitivo, riconsegnarlo al comandante della Sephora che lo cerca e fa di tutto per ritrovarlo, quel comandante – Archbold il suo nome – brontolone e timido che “pareva vergognarsi delle sue parole”? Oppure farsi giudice e assolverlo?

Un bel dilemma nella calma oscura del vitreo mare tropicale. La nave come sismografo di vibrazioni psichiche. Il marinaio ucciso era una canaglia. E il comandante Archbold un inetto: talmente inetto da offrire all’equipaggio il terrificante spettacolo del proprio piagnisteo nella tempesta. E immaginiamolo per un momento lo scoramento dell’equipaggio di una nave quando a trasmetterlo è il comandante. Leggatt ha ucciso una canaglia ma ha saputo salvare la nave e l’equipaggio – vi sentireste di condannarlo? Il capitano non se la sente e lo assolve, facendolo fuggire a nuoto vicino a terra.

Il capitano è un gentiluomo e anche Leggatt lo è. La coscienza assurge a protagonista del racconto e diventa sola giudice dell’inquietante situazione. Ma la vera chiave di lettura è il processo di identificazione “progressiva” tra il capitano e Leggatt: tra il capitano e il suo doppio, quasi il suo fantasma nella notte scura. Leggatt, il “furtivo”, diviene proiezione dell’inconscio del capitano, diviene lo stesso capitano: la sua morale, il suo pensiero, la sua personalità.

Scritto nel 1909, quindici anni prima della morte di Conrad (il 4 agosto ne ricorre il centenario), Il compagno segreto è un racconto notturno e dai tratti autobiografici, doppia allegoria della coscienza. Morale e artistica. Per la critica è il racconto che meglio spiega tutta l’opera di Conrad.