Il consiglio comunale ha votato ieri sera, in seconda convocazione, il piano di riequilibrio finanziario. Corollario al tanto contrastato Consuntivo 2020. Al quale è stato dato il via libera nei giorni scorsi, dalla giunta e dal consiglio, senza il parere favorevole dei revisori dei conti. Balla una cifra di dieci milioni. Che si aggiungerà ai bilanci successivi, del 2021 e del 2022, di cui non sono stati ancora approvati e discussi neppure i relativi preventivi.

Debiti su debiti, dunque. Per una situazione finanziaria dell’ente ormai da tempo fuori controllo e in pieno dissesto: non vista solo da chi, ostinatamente, non vuole vederla; e sul piano politico certificarla in modo definitivo.

Insistendo su questa procedura, critica e suicida, sino alla fine dei mandati del sindaco e della giunta, il comune di Licata si ritroverà con una realtà debitoria più che doppia rispetto a quella del comune di Canicattì (30 milioni) la cui classe politica si è assunta la responsabilità storica di dichiararne il dissesto finanziario.

Cosa fare altrimenti quando le poche entrate non possono oggettivamente ripianare neppure le uscite correnti e alle quali si aggiunge una montagna di debiti, per comodità contabile definiti fuori bilancio?

Rinvio dopo rinvio si arriva a un limite invalicabile. Un limite già oggi sotto i nostri occhi e che nessun mago della finanza sarà in grado di aggirare. Rinvio dopo rinvio il   momento arriva – per la politica, per l’amministrazione della città – di ricorrere al dissesto finanziario come extrema ratio. Siamo curiosi, e preoccupati nello stesso tempo, di vedere quanta attendibilità contabile avrà il consuntivo 2021. Quello del 2022, di questo passo, sarà lasciato, come gravame politico, al prossimo sindaco. Non certo una bella cosa.

Gaetano Cellura