Pubblicità

253294_467353826676747_1057383423_nRiceviamo e pubblichiamo.

Don Andrea Cammilleri è salito alla casa del Padre. Io lo conoscevo. Lo conoscevo bene, perché tra il 1958 ed il 1963, ho servito messa con lui. Con lui ho fatto il chierichetto, indossato la “cotta” , raccolto la questua, fabbricate le ostie con la macchinetta, imparato il catechismo, a non bestemmiare e non dire parolacce, ma soprattutto ho imparato a rispettare il prossimo, a non prevaricare gli altri, ad essere solidale, ad amare la vita per quella che è, anche se infarcita qua e la di dolori e sofferenze, ma soprattutto a dare il giusto valore alla dignità dell’ uomo. Mi ha insegnato che non è esattamente un buon cristiano chi frequenta assiduamente la chiesa e basta. E’ un buon cristiano chi “vive” la propria vita applicando con naturalezza il vangelo, donandosi agli altri e non soffermandosi a ricercare le frivolezze e le vacuità della vita. Ho visto e conosciuto pochi altri sacerdoti che avessero innata la predisposizione ad essere “pastori”, come lui. La sacrestia delle sue chiese, io le rammento, sempre piene di chierichetti di tutte le età. Si circondava di giovani ed alla chiesa del collegio eravamo in tanti, molti dei quali oggi sono affermati professionisti ed altri sono già andati in pensione. Di tanto in tanto, durante la bella stagione, finita la funzione religiosa, per rafforzare la squadra e fare “spogliatoio”, ci invitava a rimanere e fare una bella passeggiata al porto tutti assieme, non prima di essere passati dalla “Trattoria del Popolo” per prendere un arancino o un quadrato di sfincione per fare merenda e giù a raccontare barzellette, aneddoti e poi , con assoluta naturalezza, a commentarli e trarne spunti per discussioni più o meno accese. Mi sono reso conto solo tempo dopo, nella maturità, quanto valore avessero avuto quegli insegnamenti, quanto preziose fossero state quelle giornate, quanto peso avessero avuto nella vita di un fanciullo che da adulto sceglie , per passione, di fare il sindacalista e difendere e tutelare i diritti dei lavoratori, la dignità degli uomini. Spero che, domani, mi permetterai di raggiungerTi, caro don Andrea, perché eri una persona con la quale volentieri si stava accanto, per la sua saggezza e per gli insegnamenti di vita che con naturalezza donavi. Ciao don Andrea e grazie.

Licata, 23 Maggio 2013

Tony  Licata – Sindacalista