La vicenda ha avuto per protagoniste Shalabyeva e Alua, moglie e figlia di MukhtarAblyazov, l’uomo che si oppone al dittatore kazako Nazarbayev, guarda caso amico di Berlusconi. La donna e la figlia erano state rispedite in patria il 31 maggio scorso con una procedura lampo e in sfregio ai diritti di protezione internazionale. L’Italia ha ora revocato il provvedimento di espulsione, ma il fatto è che Shalabyeva e Alua si trovano agli arresti domiciliari nel loro paese. Un affaire politico e diplomatico che non fa certamente onore a chi l’ha gestito e comunque al governo italiano, a quanto a pare all’oscuro (all’oscuro?) di tutto. Ricordiamo che il dittatore kazako è partner privilegiato dell’Eni. In un primo momento era stato adombrato un ruolo di Angelino Alfano nella vicenda. Ma il governo, anche se ammette alcuni retroscena sollevati dal fattoquotidiano.it, ha difeso il proprio operato e quello del ministro dell’interno. Quale operato se non ne sapevano nulla?
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Emma Bonino, ministro degli esteri, prende le distanze da quanto avvenuto perché non intende ricevere critiche che non merita.
Sel e 5 Stelle attaccano il ministro dell’interno e chiedono le sue dimissioni. Dice Claudio Fava che se “Alfano sapeva dovrà spiegare in nome e per conto di chi sono stati disposti l’arresto e la consegna della signora Shalabayeva alle autorità kazake, contravvenendo precise norme di legge e di diritto internazionale. Ancora peggio se nulla il ministro ha saputo: sarebbe la prova di una sua inaudita inadeguatezza politica”. Il senatore Giarrusso del M5S ha detto che “non possiamo avere un ministro che ha acconsentito che una donna innocente ed una bambina venissero deportate in una dittatura e non in grado di capire cosa succede nel suo dicastero”.
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