La partita tra “bersaniani” e “renziani” è aperta anche a Licata. E va oltre le primarie di domenica prossima. Investe in qualche modo non solo il Pd e il centrosinistra, il suo rinnovamento, ma il futuro amministrativo della città. Il consigliere provinciale Daniele Cammilleri, sostenitore del sindaco di Firenze ed esponente di primo piano della sua area politica in Sicilia, non fa mistero della propria candidatura a primo cittadino di Licata. Non tutti i “bersaniani” sembrano d’accordo e qualcuno vorrebbe le primarie anche per la definizione di questa scelta. Un’investitura popolare piuttosto che di partito. Ed è per questo che l’appuntamento democratico del 25 novembre e della domenica successiva, se sarà necessario il ballottaggio, assume per Licata notevole importanza. Cammilleri gioca le sue carte: forte di un’ormai collaudata esperienza politica e certo che Renzi, comunque vada, rappresenti il futuro per il centrosinistra italiano. È stato alla Leopolda domenica scorsa. Ed è tornato entusiasta dell’aria che tira attorno al Rottamatore. Il mondo della sinistra liberale, da Ichino a Gentiloni, lo sostiene ed è pronto a scommettere su un’idea nuova di paese, capace di coniugare meriti e bisogni. Ma anche l’ala bersaniana e Sel giocheranno le proprie carte. Quest’ultima a favore di Vendola, si capisce. L’unico forse ancora in grado di parlare all’anima della sinistra. A quella parte di sinistra che non vuole rinunciare ai diritti del lavoro, che ritiene dannosa l’esperienza del governo Monti e che mette insieme, in un tutto unico e inscindibile, la lotta alla precarietà, la difesa del posto di lavoro e dell’ambiente. È difficile pensare che la visione liberista di Renzi possa spostare di un millimetro queste coscienze che non credono, mai hanno creduto a un mercato e a governi non disciplinati dalla politica, ma dalla “Tripla A”. Saranno comunque buone primarie alla fine, come lo sono state per tutta la campagna elettorale. Una festa democratica. Per Daniele Cammilleri e per i suoi competitori interni saranno qualcosa di più: l’occasione per misurarsi a Licata sul terreno del consenso. Buon punto di partenza per una città che da cinque anni è senza consiglio comunale, senza democrazia e in cerca di cambiamento totale.
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