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Ritornano in auge le autostrade del mare. Ed infatti, qualche giorno fa sono stati pubblicati i bandi che assegneranno i fondi comunitari relativi ai progetti definiti Ten-T. Questi progetti riguardano un centinaio di iniziative infrastrutturali aventi ad oggetto la rete di trasporto trans europea e sono volti a favorire la coesione ed interconnessione tra diverse aree dell’Unione Europea.

Complessivamente si tratta di 1 miliardo e 265 milioni di euro, destinati al cofinanziamento al 50% delle infrastrutture da realizzare, mentre altri 460 milioni sono destinati ai project bond, ossia titoli di debito (che saranno legati al flusso finanziario che l’opera infrastrutturale riuscirà a generare) che potranno essere emessi dalle società che si aggiudicano i bandi e saranno sottoscritti dalla BEI (Banca Europea degli Investimenti).

Ebbene, una parte dell’importo complessivo, pari a 80 milioni di euro, saranno destinati a finanziare un progetto caro alla Sicilia e cioè la realizzazione delle autostrade del mare, un progetto per il quale la Sicilia, in virtù della sua collocazione geografica, presenta un’intrinseca vocazione ed attitudine. Ed invero, poiché il bando circoscrive la finanziabilità a quei progetti infrastrutturali che collegano due parti d’Europa, ci sarebbero tre possibili corridoi marittimi che potrebbero essere implementati: il corridoio tirrenico, quello iberico e quello adriatico (i primi due sono già in parte serviti dalle autostrade del mare mentre il terzo ne è del tutto privo).

Le autostrade del mare presentano due indubbi vantaggi per l’economia dell’isola e per la collettività in generale. Consentirebbero un rapido trasporto della merce ortofrutticola ed ittica verso i mercati del nord Italia e del nord Europa (peraltro a costi più bassi se verrà ripetuta dalla Regione o dallo Stato la felice esperienza dell’ecobonus) e per di più dirotterebbe gran parte del trasporto merci dalla gomma al canale marittimo, così decongestionando le autostrade italiane e garantendo un trasporto ecologicamente più sostenibile in termini di emissioni di carbonio.

Alla luce di tutte queste circostanze sarebbe quindi auspicabile che le istituzioni (la Regione, una o più Province o uno o più Comuni o una combinazione di tutti questi soggetti) assumano una forte iniziativa per far in modo da non perdere questi preziosi finanziamenti destinati a migliorare il sistema di trasporto regionale. Nonostante i bandi abbiano come destinatari le imprese private, infatti, uno o più enti territoriali locali potrebbero assumere l’iniziativa di realizzare una cabina di regia comune che coinvolga le imprese private con almeno due modalità. Si potrebbe infatti studiare la possibilità di realizzare una società a partecipazione mista pubblico-privata oppure si potrebbero creare una serie di incentivi che invoglino le imprese partecipanti a detto bando a mettere al centro del loro progetto un porto siciliano, da cui le autostrade del mare possano partire o arrivare o dove possano fare scalo.

Naturalmente, in considerazione dell’estrema ristrettezza dei tempi (i progetti dovranno essere inviati entro il 28 febbraio 2013) e della necessità di coinvolgere in questa iniziativa soggetti esteri (una delle condizioni del bando è che l’infrastruttura possa collegare due Paesi dell’Unione Europea, quindi occorre coinvolgere includere nel progetto almeno un porto di uno Stato estero) occorrerebbe creare un tavolo tecnico che coinvolga diverse professionalità, tra cui un tecnico delle infrastrutture, un legale finanziario che strutturi l’operazione sul piano societario e finanziario (anche alla luce della possibilità di fruire di strumenti finanziari complessi come i project bond) e poi un rappresentante del ceto politico che curi gli equilibri tra i diversi soggetti pubblici coinvolti.

La creazione di una sinergia politico-tecnico-istituzionale potrebbe favorire il raggiungimento di un traguardo concreto idoneo a spezzare l’isolamento geografico siciliano e a consentire il raggiungimento di un elevato standard di trasporto merci. Chissà che qualche istituzione territoriale non raccolga l’invito e si faccia promotore o capofila di una siffatta iniziativa.

Gioacchino Amato   

(Articolo pubblicato su Il Quotidiano di Sicilia del 13 dicembre 2012)