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Una città normale, con un consiglio comunale normale, con una classe politica normale, non lascerebbe passare sotto silenzio le recenti nuove nomine all’assemblea dell’ATI. L’Assemblea dei sindaci dell’agrigentino che sovraintende all’AICA, il nuovo servizio idrico integrato che segna – dovrebbe segnare – il passaggio all’acqua pubblica dopo il fallimento del gestore privato, Girgenti Acque. Ma Licata non è una città normale: la sua classe politica si rivela sempre più marginale nei processi importanti e noi cittadini seguiamo questi processi senza la necessaria attenzione, buoni a lamentarci quando è troppo tardi per rimetterli sulla giusta via.

Una città normale avrebbe già mostrato scalpore per la mancata presenza del proprio sindaco nel nuovo direttivo dell’ATI. Ci sono tutti. Tutti i sindaci dei comuni più importanti della provincia. Manca solo il sindaco di Licata. E, guardo caso, il sindaco del comune più marginale, politicamente più ininfluente nel processo che ha portato alla costituzione dell’AICA e alla scelta dei relativi dirigenti.

Credo che il sindaco Galanti dovrebbe giustificare quest’assenza politica. Chiarendone pubblicamente i motivi. E se non lo fa, è dovere del consiglio comunale convocarlo in aula per un dibattito che, a questo punto, si rende necessario. La città deve sapere perché continua a perdere centralità politica in seno alla provincia pur essendone uno dei comuni più grossi. E perché non ha mai contato niente in seno all’ATI e ha assistito passivamente alla costituzione dell’AICA.

I cittadini di Licata non sono cittadini di “serie B”. Hanno una loro storia importante non solo in ambito provinciale. E hanno il diritto di partecipare a un processo finalizzato alla gestione dell’acqua pubblica (o quanto meno a esserne informati adeguatamente). Il sindaco ha il dovere, da parte sua, di spiegare perché il nostro comune ha finora svolto un ruolo di semplice spettatore. Se c’è stato qualcosa di poco chiaro, si dica. Si affronti con coraggio anche uno scontro politico, se necessario. Sempre meglio di una linea passiva e politicamente mortificante per la storia di Licata. Che ha sempre vissuto in modo drammatico i disagi causati dalla carenza d’acqua: le storiche rotture delle condotte, le corse all’abbeveratoio e le lunghe file per riempire i bidoni. Anche per questi lontani disagi, come cittadini ci saremmo ora meritati – ora che l’acqua torna pubblica – di avere più voce in capitolo.

Gaetano Cellura