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Perforazioni in mare nel Canale di Sicilia, intervento dell’ex Sindaco Angelo Biondi.

La flotta peschereccia della marineria licatese fra non molto sarà costretta a chiudere i battenti. Centinaia di nostri pescatori non avranno più un lavoro e un reddito per il sostegno delle loro famiglie.
Il grido d’allarme è stato lanciato da Rosario Cosentino (voce autorevole fra i pescatori locali), durante il suo sagace intervento in uno degli incontri di “S.O.S. Licata”. Paradossalmente, l’avvio dei lavori del progetto “Argo-Cassiopea”, che consentirà alla nostra Nazione un importante fonte di approvvigionamento di gas, sarà il canto del cigno per decine e decine di pescatori licatesi. Di fatti, per consentire lo sfruttamento dei quattro giacimenti di gas scoperti a lago della costa di Licata, è necessaria una condotta sottomarina lunga circa 60 km.; per la cui realizzazione l’Eni-med (il colosso energetico nazionale, titolare del progetto) ha già richiesto all’autorità marittima la relativa concessione per dodici anni. A breve dovrebbero iniziare i lavori che permetteranno la messa in produzione dei pozzi in modo da partire a pieno regime entro il 2024. Ma se, grazie allo sfruttamento dei giacimenti di Argo-Cassiopea, la Sicilia diventa hub energetico europeo, per la marineria licatese sarà l’inizio della fine. La vasta area dove la condotta passerà per far arrivare il gas nella centrale a terra verrà, infatti, interdetta ad ogni attività di pesca per almeno 12 anni. Area che, sfortunatamente, coincide totalmente con lo specchio d’acqua dove giornalmente operano i nostri pescherecci. Ecco perché la questione, che a questo punto diventa esclusivamente politica, va affrontata seriamente e senza perdite di tempo. Visto che a nessuno, penso, possa venire in mente di chiedere il fermo del progetto (tutti abbiamo, ormai, ben chiaro cosa vuol dire dipendere energeticamente da altre nazioni), l’unica strada percorribile è quella della mediazione e del compromesso politico, al fine di salvaguardare il reddito delle famiglie dei pescatori che resteranno senza lavoro. Si rende necessario, dunque, così come è stato fatto in altre simili circostanze, l’intervento forte dei politici del territorio, a cominciare dagli amministratori comunali con al fianco i deputati nazionali e regionali agrigentini e siciliani. Occorre muoversi per avviare in tempi rapidi un confronto fra il governo regionale, quello nazionale e il colosso ENIMED, per ottenere equi indennizzi per i pescatori delle barche licatesi che non potranno più svolgere la loro attività. Per un progetto che produrrà benefici e ricavi per miliardi di Euro, non credo dovrebbe essere complicato reperire le modeste risorse necessarie a garantire un adeguato reddito a poche decine di padri di famiglia che, in nome dell’interesse energetico dello Stato, non avranno più un lavoro.