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Quanto danno bisogna fare ancora a questa città prima che qualcuno intervenga? Licata vive da mesi una situazione scandalosa per quanto riguarda la gestione e la raccolta dei rifiuti e la tutela igienico-sanitaria correlata. Le sue strade sono diventate obbrobri civili, discariche pubbliche d’immondizia e ai suoi cittadini, a tutti noi, non restano che l’indignazione e l’impotenza.

Quanto tempo deve ancora passare prima che sia risolto questo problema? E che a chi paga il servizio, ai cittadini che ancora (e nonostante tutto) si recano alla posta per il versamento della TARI venga riconosciuto il giusto diritto a una città pulita e alla salute pubblica?

Mai ci siamo sentiti così isolati: e al punto da non sapere neppure a chi rivolgerle certe domande. Al punto da non sapere a cosa serve un prefetto, se un accordo firmato alla sua presenza, dal Comune e dalle varie società territoriali competenti in materia di rifiuti, non viene rispettato.

La situazione di Licata, ai confini della civiltà, è sotto gli occhi di tutti. Anche sotto gli occhi di chi dovrebbe sentire il dovere di aprire qualche inchiesta per vederci meglio sulla gestione di vecchie e nuove società d’ambito, sulle responsabilità politiche che vi stanno a monte, su come vengono spesi i soldi dei cittadini. La Dedalo è da anni in liquidazione. La SRR – lo ha detto il suo commissario – non ha i soldi per le riparazioni meccaniche dei suoi autocompattatori. L’APEA, dalle nostre parti, ancora non si capisce a cosa serve e quanto per il Comune sia utile interloquirvi.

Sappiamo solo che, oltre che dalla spazzatura, siamo sommersi anche da acronimi (SRR, APEA) dietro cui c’è il vuoto gestionale e politico, mancanza di mezzi e di cantieri attrezzati e probabilmente anche di un adeguato organico di operatori.

È storia vecchia questa del colossale fallimento della politica in fatto di rifiuti. Dal decreto Bassanini del 1998, che dava alle regioni l’opportunità di istituire per proprio conto delle aree ecologicamente attrezzate, alle varie società d’ambito è stato tutto un dispendio di denaro pubblico (Tarsu, Tari eccetera: le nostre tasse cioè) a fronte di un servizio sempre scadente e oggi addirittura neppure svolto. Con il risultato che vediamo: la città sommersa dalla spazzatura, lesa nella sua immagine e priva per giunta dell’autorità politica che, in simili circostanze, poteva darle il proprio sindaco se non fosse stato sfiduciato.

È quello che vediamo in questo anno nuovo così uguale al vecchio. Una città in eterna emergenza con i suoi cumuli d’immondizia, i suoi cani randagi, le sue strade piene di buche, i suoi pali della luce che cadono pericolosamente.

Gaetano Cellura