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conferenza amato (Medium)“Caro Governo”. Inizia così la lettera inviata all’esecutivo italiano dal sindaco di Palma, Pasquale Amato, per lanciare un grido di sofferenza per quanto sta accadendo in Sicilia agli amministratori e ai contadini. Lo spunto della missiva è venuto dall’atto intimidatorio subito dal sindaco di Montevago, Calogero Impastato, cui hanno bruciato due macchine. E’ questo l’ultimo episodio  di una lunga serie che ha coinvolto numerosi sindaci e assessori siciliani. Nella lettera sono ricordati il sindaco di Naro, Lillo Cremona, che ha subito un atto intimidatorio un paio di mesi fa, il sindaco Barbagallo di Acireale, intimidito proprio in questi giorni, e il vice sindaco di Palma, Daniele Balistreri, cui “dei balordi, con intimidazioni prodotto di una mentalità, senza se e senza ma, solamente criminale, l’altra settimana hanno mandato in frantumi la serenità sua, della moglie e dei suoi bambini”.

La scrittura della lettera è, però, ispirata anche dall’esigenza di esprimere solidarietà nei confronti dei contadini licatesi: “Stanotte – ha scritto Amato nella lettera – un post dell’amico Paolo Iacopinelli, con amarezza comunicava che su alcuni tunnel in territorio di Licata erano state tagliate le plastiche di copertura di coltivazioni intensive ripetendo un rituale, il sesto in poco tempo, al pari delle auto rubate, per chiedere il riscatto ai proprietari, pratica diffusa in molti paesi del sud”.

Pertanto, Amato scrive al Governo: “non siamo esattori né birilli abbandonati, bersagli da colpire senza timore. Vogliamo sicurezza con mezzi anche straordinari: mandate l’esercito e videosorvegliate il mondo intero, perché se facile è colpire vuol dire che insufficiente é la risposta dello Stato. La mafia c’è e va contrastata e debellata. I politicanti che non la vedono o la ammettono così come è sono fuori dalle istituzioni”.