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urso-angelo_2Non c’è dubbio che Licata abbia un problema imbarazzante di deriva. Il mondo della politica licatese ha una storica responsabilità, che lascia intuire la ragione delle cose:
-i limiti di una politica referenziale e cioè un modo di sentire, di pensare, di annodare le dipendenze politiche, che non ha creato, nè crea o portato nulla al territorio. Eppure dietro la politica referenziale, tanti interessi, ma non quelli della città.
-un elettorato dal carattere geroglifico e dalle emozioni disordinate di rabbia, di protesta e di raro infelice strabismo, che si deve interpetrare per il prodotto finale che ha impedito la crescita del paese.
-una grande ipocrisia sulla visibilità di un percorso politico infausto della nostra epoca, che si rinnova ad ogni scadenza elettorale, senza andare alle vere ragioni di esso;
e questa cosa parrebbe caricaturale per i suoi effetti reiterati, se non riguardasse il destino di una Licata marginata dal contesto civile e socio-politico.
-un politica locale, che esiste solo per quel sipario o siparietto di rappresentazione democratica, che talune volte appare come un’acquario di soli pesci e pesciolini predatori, dove anche la spazzatura finisce per diventare oro a danno della comunità.
-la tracciabilità nel bilancio e nei debiti fuori bilancio di quegli occhi senza volto, che hanno esposto la città allo spettro e all’abisso del dissesto senza dissolverlo.

Il risultato finale è vecchia storia,che richiama un malinteso di fondo della nostra società:
-il consenso elettorale inteso ad acquisire delle potenzialità affaristiche e referenziali personali e che ha continuato a premiare in alcuni casi queste situazioni;
-la considerazione della funzione sociale dei cittadini:i cittadini servono solo per pagare le tasse.
-la politica locale, che si risolve in un continuo aumento di aliquote o di tasse a seconda di quanto costa il comune con le sue scelte non sempre opportune e improvvide.
-la mancanza di una visione positiva prospettica del bene pubblico nel centrare degli obiettivi di valenza collettiva;
– il fatto che poi vengono fuori sempre le stesse cose:si incomincia bene nelll’attesa di una chimerica stagione e si finisce poi male.

10497966_711350885605466_5914522121496941155_oNon risolvere la questione della credibilità e della necessità di serietà illimitata della nostra politica, oggi, è rischiare di sprofondare nell’assuefazione e nel cinismo, che ripete il passato. E’ crisi di credibilità ed è difficile credere, che le persone di sempre ora cambino le cose; bisogna essere ingenui a pensarlo. Il ridare dignità alla città e alla sua politica passa attraverso una battaglia culturale-politica e non dal regno dei bontemponi e dei pifferai. E’ crisi di sistema, che precede la politica nei suoi compromessi e primariamente di cultura, che sta alla base di usanze, costumi e qualità di relazioni. Uscire dal coma, che dura da tempo, è la questione. Il nodo politico è di essere o non essere condannati all’irrilevanza per il futuro così come nel passato. Il problema non è chi deve andare a fare il sindaco, che pare focalizzare l’attenzione dei più. Evitare che ciascuno faccia repubblica a sè per il primato del nulla o per essere l’ennesima cattiva rappresentazione della città tra i comuni d’Italia o di un un eterno ritorno, al quale dobbiamo rassegnarci. E’ corretto fermare l’attenzione che la vita della città e il nostro avanzare, progredire dipende dal nostro pensiero e dal sentimento morale che accompagna e muove le cose. Fare nascere non un leader, ma una leadership riconoscibile, fatta di persone nuove, che non faccia più’ scudo alla politica dei due linguaggi diversi, uno per il mondo che sta sopra e l’altro per il mondo che sta sotto. E’ questo il nuovo che va ricercato e che deve appartenere a tutti nel costruire il bene pubblico, che non è la somma dei tanti interessi privati o privatistici. foto viabilita 02Uscire da schemi vecchi e dalla mercatoria elettorale è la strada difficile per rilanciare la città e la sua domanda di formare una nuova autorevole guida in un primato reale culturale-politico, di solidarietà e di supporto alle angosce e all’insicurezza della nostra gente e dei nostri tempi. Non rieditare altre ingloriose soluzioni è il piu’ grande ambizioso progetto per Licata. Il tema della società civile è il dovere di avere dei doveri verso il paese con una leadership credibile, con politiche precise e su alcune cose precise:il lavoro prima di ogni cosa e la creazione di opportunità di lavoro con opere cantierabili. Cooperazione non contrapposizione è la saldatura della società civile di oggi, fra elementi diversi e soggetti nuovi nell’uso di una parola che parla di ” vero”. Alla gente non gliene frega nulla di consunte ideologie,nè di appartenenze a PD NCD FI o altro in un tempo di gabelle, speranza e disperazione. E’ desiderio assoluto di un sistema che deve governare il territorio e non deve prendere dal territorio; di discontinuità da una mentalità di manifesta inutilità, quando non dannosa, all’immagine della città e al suo accredito e da una modalità di pensiero senza meta, inconcludente e di indebitamento per dabbenaggine del paese. Voltare pagina è il messaggio di fiducia che dalla politica, come opportunità, ci si aspetta.

Angelo Urso