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urso-angelo_2Non c’è errore più grande che compensare un errore con un altro errore. E’ possibile cambiare la logica che ha prodotto questa situazione di sfiducia e questo continuo disintegrarsi da uno scoglio all’altro? Forse è utopico segnare uno spartiacque con i cultori del passato e uscire dalla palude per tornare a sperare nel futuro.
Sono le radici di una debolezza politica sempre più evidente, che diventa deprimente e l’ indicazione alla necessità di una politica forte e coesa. Quello che inoltre confonde i pensieri di casa nostra sono le militanze politiche e la loro storia, che spostano a ponente di Licata il vento della politica. Un modello di politica che ha bisogno della nostrana inefficienza per mantenersi sistema.

Il resto sono solo piccole meschinità:

-e delle varie tante troppe candidature cittadine, che emergono con prorompente evidenza in tutte le stagioni elettorali;
-e del loro posizionarsi, in prevalenza, piu’ che nell’interesse della città, primariamente per una carenza di identità degli stessi e di altro.

A completare il silenzio su questa lunga storia, che non si cancella, della rosa dei venti, non entra mai nella discussione politica, ipotizzare un modello diverso da quello della assuefatta dipendenza.

La questione ha due facce inseparabili nel fare diventare niente e paludosa la politica a Licata:

1- guardare geograficamente altrove e andare non tanto lontano per comprenderne le radici, che cancellano prospettive, orizzonti e inabissano la città: la prassi dell'”innocuo”cinismo delle divisioni in un importante bacino elettorale.
2-le nostre responsabilità collettive e individuali: a. ridare dignità al consenso con l’umiltà di chi conosce la sofferenza della gente, dell’inquietudine profondissima che si è consumata;della sfiducia e della rabbia, che non viene rappresentata;
b. le candidature di contraltare alla credibilità e serietà politica quando non anche della ragione e della cultura;
c. di costruire la macchina del nulla; dove è implicito che ci si salva da soli con diverse motivazioni e gratificazioni, ma non si salva la città e il suo futuro.

Adesso serve una svolta; fare quello che la nostra società non ha mai conosciuto: accettare quello che chiede il paese, che ci riguarda tutti. Ripartire dalle ragioni di una lontananza, sulla quale non c’è discussione e che allontana tante persone dalla città e dalla vita della città. Ripartire dal principio della realtà: la spaccatura molto profonda tra il paese e la politica. E’ il fatto, che ha reso e rende insignificante l’attesa e la speranza di una costruzione mai iniziata mai conclusa di Licata. Ricostruire il rapporto con i cittadini e affrontare per una volta l’argomento vero: non ripetere il passato; dare serietà e credibilità alla politica licatese e orizzonti al paese. La gente non crede più al modello di cyclette (senza meta) del fare politica, che conduce la città all’isolamento con il contributo di tutti, per cui la barbarie politica a Licata è sempre alle porte.

Angelo Urso