Si impoverisce la domanda della città nel non saperla tenere all’altezza di ciò che chiede; delude l’attesa di una risposta immediata di serietà, di credibilità; che resta la questione centrale.
Si è saputo di “incontri di vertice tra eccellenze politiche e di gente nostrana” a Roma, Palermo, Agrigento e nella stessa Licata per decidere credo di OGM (organismi geneticamente modificati).
L’attesa di tali incontri sarebbe quello di sapere con chiarezza di quale Licata hanno in mente questi riferimenti politici in campo regionale e nazionale, di quali impegni accettano o rifiutano, cioè cosa vogliono fare della città di Licata; intanto chiude il punto nascite; Licata viene esclusa dal piano delle ferrovie; la marineria e il nostro mare sono in pre-svendita etc…
Non si introduce nessun elemento di novità nel compito di portare Licata nel futuro e uscire dalla palude. Il punto su cui misurarsi è quello di iniziare a dare serietà e prospettiva alla città; trovare quel minimo che questo paese si puo’ permettere, che è l’innovazione.
Ritrovare un nuovo ordine morale, una dignità, una solidarietà dentro una coalizione e una politica, che hanno degli obiettivi comuni, per fare un paese piu’ degno, piu’ libero nell’andare di fronte al futuro e alla conclusione di uno spettacolo, che la città ha dato in questi ultimi anni.
Alzare lo sguardo verso un processo associativo di una cultura politica nuova, capace di una propria ragione di essere, di una specifica identità, di modellare la sua storia in divenire in una politica aperta alla società, unitamente alla domanda di una nuova geografia politica del territorio. Siamo testimoni di un elenco di guai che sarebbe bastato a convincere chiunque nell’ evitare di commettere il secondo, il terzo il quarto di errore.
Non si deve confondere la vittoria come unico obiettivo; non serve l’illusione di una vittoria uguale alle precedenti; non serve un’altra vittoria di Pirro; nè un’altra vittoria che allontana ancora Licata dal resto dei comuni d’Italia. E’ anche, prima che politica, una questione culturale e di responsabilità di tutte le parti, non mandare in corto circuito ogni residuo di ragione che sta nelle cose.
Angelo Urso