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Sono andati a Oslo in anticipo i rappresentanti dell’Ue Barroso e Schulz incaricati di ritirare il Nobel per la pace 2012 assegnato all’Unione europea. La decisione era stata presa a ottobre. Ai paesi dell’Unione viene riconosciuto il merito di aver preservato la pace nel continente dalla fine della Seconda guerra mondiale. Dal 1870 al 1945, Germania e Francia sono state in guerra tre volte. Per ben tre volte in 75 anni hanno disseminato l’Europa di cadaveri a causa degli egoismi e dei nazionalismi esasperati. Questi nazionalismi hanno generato negli anni venti e trenta i grandi e mortiferi totalitarismi del secolo scorso. Il premio Nobel vale quale riconoscimento all’Europa per aver saputo evitare nel secondo dopoguerra gli errori che dopo la Prima guerra mondiale avevano preparato il terreno alla Seconda: i nazionalismi appunto, l’umiliazione e le sanzioni imposte agli sconfitti. Per aver saputo soprattutto mettere in comune le principali fonti di ricchezza – il carbone e l’acciaio – sempre all’origine dei conflitti precedenti e avviato così il processo di pace e l’Unione che tanto faticosamente ora si tenta di costruire. Ma è un’Europa ancora priva di sovranità statuale quella che oggi ritira il Nobel assegnatole. Un’Europa in cui gli interessi nazionali prevalgono su quelli federali, brava a salvare le banche e ad affamare i popoli. Per questo continua a essere vista come entità lontana e astratta e a non essere amata.