Pubblicità

Intervento di Tony Licata, esperto del Comune in materia di risorse idriche, sulla situazione economica di AICA, l’Azienda consortile che gestisce il servizio idrico in provincia di Agrigento.

“Date a Cesare quel che è di Cesare e date…” sta scritto nei Vangeli, ma da noi, – afferma Tony Licata – nell’Ambito di Agrigento, non si vuole dare ad Aica quel che è di Aica: Ricavo certo (Vrg e “Full Cost Recovery). Lo impongono le deliberazioni di Arera e le direttive europee. Vi è, però, una martellante campagna mediatica che mira ad accreditare, nella mente dei cittadini/utenti del Servizio Idrico, della indispensabilità di accedere al prestito regionale dei dieci milioni ed i Sindaci che non accedono e versano nelle casse di Aica, sono per il ritorno alla gestione privata, a prescindere se non vogliono o non possono per cause legate alla precarietà delle loro casse o per il possibile rischio di dissesto finanziario. Falso e lo ripetiamo, falso. Si continua a consentire a quasi il 15% delle utenze dell’Ambito di continuare a pagare l’acqua a forfait, cosa assolutamente illegale, per non voler adottare un coefficiente perequativo che renda giustizia ai cittadini e sollevi le condizioni delle casse di Aica e ne accresca i ricavi. Nove Comuni avrebbero dovuto consegnare reti, condotte, strutture ad Aica perché non riconosciute in possesso dei requisiti per l’autonomia gestionale. Fino ad ora sono stati solo tre piccoli comuni a consegnare le reti e questo sottrae incassi al Gestore Aica. Ai Comuni in autonomia gestionale, non viene chiesta la consegna delle fonti di approvvigionamento per usare l’acqua in sovrappiù per usi solidaristici e acquistare meno acqua da Siciliacque come da specifiche delibere di Ati. Ati, – continua Licata – doveva mettere mano al ricalcolo della tariffa di acquisto dell’acqua verso Siciliacque per abbassare le uscite del Gestore e malgrado Tar e CGA hanno dato ragione all’Ati, la stessa non ha messo in agenda tale operazione. Ed altro ancora si potrebbe fare per raddrizzare i conti di Aica. Non vergogniamoci a dirlo: continuando in questo modo da qui a breve dovremo spalancare le porte ai privati e sarà perché qualcuno non vuole ammettere che “forse” il ricorrere al prestito regionale, dopo tutto, non era la soluzione migliore. Lo dicono i numeri, ad oggi e dopo sedici mesi solo dodici comuni su trentacinque hanno aderito al prestito e consegnato al Gestore la loro quota. Non è vergogna dirlo, – conclude Licata – salvare Aica e la gestione pubblica del Servizio Idrico ancora si può”.