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Il Tribunale per i diritti dei malati della sezione di Licata presso l’Ospedale civico San Giacomo d’Altapasso, a seguito dei contati presi con la dirigenza di alcuni reparti ed ascoltato il personale medico, paramedico, alza fermamente, in modo risoluto la voce, per dire il proprio “No”, sulla decisione presa dall’Azienda Sanitaria provinciale di Agrigento, di accorpare quattro importanti reparti della nostra struttura ospedaliera in due e, precisamente, la Chirurgia insieme ad Ortopedia e Medicina insieme a Fisiatria lungo degenza.

Esprime il suo fermo dissenso in quanto, ancora una volta, gli organi decisionali girgentini in generale e quelli sanitari in particolare, continuano a considerare la nostra città ai margini del loro interesse, se non addirittura mortificandola, dirottando la l’attenzione verso altre rotte svilendo, avvilendo, trascurando il nostro territorio.

Purtroppo, questa è ancora la solita storia che si ripete, che si tramanda di padre in figlio da decenni ma, adesso, è giunto il momento di dire basta!

Sulla nostra struttura ospedaliera nessuno deve metterci le mani per depredarla, e col tempo, arrivare a farla scomparire, quando invece costituisce la risorsa, per il sollievo dei malati di un vasto territorio.

Stavolta, o meglio, ancora una volta, è stato preso di mira il nostro ospedale come se non fossero bastate le continue apprensioni enigmatiche, ancestrali, su “chiusura si, chiusura no!” abbattutesi periodicamente, a ciclo continuo e, stavolta, purtroppo concretizzate con la disastrosa decisione dell’accorpamento di ben quattro reparti, dal territorio ritenute essenziali, basilari per la salute pubblica anche se, a parole, si dichiara tutto il contrario.

In provincia, forse, si sono dimenticati col tempo, il contenuto dell’art. 32 della Costituzione che “Tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti”.

Magari detto articolo, col tempo, si è sbiadito sui tavoli dei burocrati, coperto dalle solite e monotone lamentele, quali quelle: “Non ci sono risorse finanziarie, non si possono reperire, non si può assumere altro personale e così via, bla… bla… bla.”. Ma noi licatesi, questa nenia delirante l’abbiamo ascoltata e memorizzata da più di mezzo secolo.

Come può una Provincia garantire un diritto sancito della Costituzione se comincia a chiudere i reparti senza preavvertire, ascoltare, gli operatori sanitari interessati, proprio a danno della salute dei cittadini? E’ ancora una volta, l’utente debole, fragile, malato, deve restare a guardare inerme e passivamente?

Soprattutto sono i cittadini licatesi e del territorio intorno che dicono il loro fermo “No” e non saranno mai spogliati di un bene così importante per la salute civica e ne denunciano, attraverso questo tribunale per i diritti del malato, ciò che considerano un misfatto perpetrato da decenni e sottotono annunciato.

Il tribunale diritti del malato, espressione, voce, delle esigenze di una vasta utenza che comprende Licata, Palma di Montechiaro e altri paesi viciniori, respinge fermamente una tale decisione di accorpamento ritenuta ingiustificata, suffragata dal fatto che il pronto Soccorso di Licata evidenzia costantemente il sovraffollamento, con utenti che, nel 2021 si contavano in 22/24000, costretti a stazionare per più giorni in attesa si liberasse il posto nei reparti specifici.

In Chirurgia, ad esempio, pervengono degenti provenienti da altre città e da altre province mentre in Ortopedia giungono anche da Canicattì perché quest’ultimo ospedale è privo di detto reparto.

Anche il reparto Medicina è sempre affollatissimo nel corso dell’intero anno, e non si può consentire, permettere, minimamente immaginare, possa essere accorpato.

Piuttosto, vogliamo, con l’occasione, fermamente invitare gli organi sanitari provinciali decisionali, i benpensanti, se ancora ne esistono, a voler considerare la struttura di Licata come il fiore all’occhiello del territorio e provvedere, piuttosto, con urgenza, a potenziarne il personale medico e paramedico già sottorganico, che tutt’oggi, svolge turni massacranti, mortificanti, fortemente usuranti col rischio dell’esaurimento emotivo della “sindrome del Burnout”.

Una provincia non deve considerare la più grossa città del proprio territorio come Licata, simile a una figliastra, come fosse stata inserita nel proprio libro nero.

E poi giunge, inoltre nota che l’ospedale di Agrigento ha il personale medico e paramedico al completo nei reparti, pari al cento per cento, mentre Licata?

Licata certo… deve piangere gravi e grosse carenze indiscriminate, indistintamente, in tutti i reparti, tanto da subire dalla Provincia, il deprecabile accorpamento.

Sarà la contestazione in questa pagina, una voce nel deserto, quindi resterà inascoltata?

Ciascun responsabile faccia adesso un buon esame di coscienza, se ancora ne possiede briciola e sentimento.

Il coordinatore responsabile
Del tribunale dei diritti del malato presso l’Ospedale di Licata
Prof. Vincenzo Scuderi

La delegata nazionale di Cittadinanza Attiva
Dott.ssa Maria Grazia Cimino